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La trasfigurazione di Gesù

Commento al vangelo

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Le celebrazioni domenicali di questo tempo quaresimale, ci fanno ripercorrere le tappe fondamentali della storia della salvezza.

Le Letture di questa Domenica, attraverso Abramo, Paolo, Pietro, Giacomo e Giovanni, ci mettono davanti il tema della fede.

La fede come cammino di conversione, ci chiede di avere fiducia incondizionata in quel Dio, che ha tanta misericordia per noi.

Le parole importanti di oggi sono: credere e ascoltare. Sono i verbi della fede. Due grandi personaggi ci aiutano a comprendere questi due verbi: Abramo per “credere” e Pietro per “ascoltare”.

Credere: A cosa crede Abramo? Il Signore gli disse: “Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso terra che io t’indicherò…Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore”…

È questo “credere” al comando del Signore che cambia la storia di un popolo. Accade, in quell’avvenimento, l’inizio di una storia nuova per l’umanità, di un rapporto tra un “Io” e un “Tu”, cioè tra Dio e l’uomo.

Ci stupisce sempre di come Dio si è “immischiato” nella storia di Abramo e “s’immischia”, si coinvolge con noi, in quello che ci accade ogni giorno.   

“Immischiato” con noi». Parla di terra, di parentela, di fare una grande nazione, di benedizione; un linguaggio concreto, fatto di cose, ma, nello stesso tempo, tutte queste cose sono il punto di partenza, la strada attraverso cui nasce la conoscenza del Mistero, del fatto che c’è un Altro, Dio: ecco l’inizio di un rapporto prima impensabile, poi di un rapporto con Dio che abbraccia la vita, che abbraccia i desideri, che abbraccia le cose, che abbraccia gli affetti.

Il verbo “credere” suppone, quindi, un atteggiamento di fiducia certa perché si poggia su qualcosa di stabile, di solido. Abramo che credette al Signore vuol dire che era pieno di fiducia in Dio.

La Quaresima ci sorprende: è tempo di penitenza, conversione del cuore, di sacrifici, di rinunce, e invece oggi ci spiazza con un Vangelo pieno di luce, che dona un’energia, dona ali alla nostra speranza.

Gesù prese con sé tre discepoli (Pietro, Giacomo e Giovanni) e salì su di un monte alto. I monti sono come degli indici della mano puntati verso il mistero, raccontano che la vita è un salire verso la luce, verso il cielo: e là si trasfigurò davanti a loro, “il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce”.

Ecco l'esclamazione stupita di Pietro: “Signore, è bello per noi essere qui!”. “Che bello per noi essere qui, non andiamo via...”: questa frase è propria di chi ha potuto sbirciare, spiare per un attimo dentro il Regno di Dio. Non solo Gesù, non solo il suo volto e le sue vesti, ma sul monte Tabor ogni cosa è illuminata. San Paolo scrive a Timoteo una frase bellissima: “Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo”. Ha fatto risplendere non solo il viso e le vesti, non solo i discepoli o i nostri sogni, desideri, ma la vita di tutti noi, qui, adesso, ora.

Ha riacceso la fiamma del vedere le cose, la realtà che ci circonda con occhi diversi. Ha dato splendore e bellezza alla nostra vita.

Basterebbe ripetere senza stancarci: ha fatto risplendere la vita, per ritrovare la verità e la gioia di credere in questo Dio, fonte inesauribile di luce.

Noi, che siamo quella piccola fiamma di luce custodita in vasi di creta, cosa possiamo fare per dare un senso, una strada alla luce? La risposta è offerta dalla voce: “Questi è il Figlio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo”.

Il primo passo per essere contagiati dalla bellezza di Dio è CREDERE e ASCOLTARE, cioè dare tempo e cuore alla testimonianza del suo Vangelo.

L'entusiasmo di Pietro ci fa capire che la fede per essere forte e viva deve venire da uno stupore, da un innamoramento, dal fidarci totalmente di una Persona: Gesù. Perché noi crediamo? Perché Dio è la cosa più bella che abbiamo incontrato, perché credere è acquisire bellezza del vivere. Che è bello amare, avere amici, esplorare, creare, seminare, perché la vita ha senso, va verso un esito buono, che comincia qui e scorre nell'eternità.

Quella visione sul monte dovrà restare viva e pronta nel cuore degli apostoli. Gesù con il volto di sole è una immagine da conservare e custodire nel viaggio verso Gerusalemme, viaggio durissimo e inquietante, come segno di speranza e di fiducia.

Devono custodirla per il giorno più buio, quando il suo volto sarà colpito, sfigurato, oltraggiato. Nel colmo della prova, un filo terrà legati i due volti di Gesù. Il volto che sul monte gronda di luce, nell'ultima notte, sul monte degli ulivi, stillerà sangue. Ma anche allora, ricordiamo: ultima, verrà la luce. «Sulla croce già respira nuda la risurrezione». Amen.

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