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Io il sale della terra? Io la luce del mondo? Com’è possibile? 

Commento al vangelo

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Dopo che abbiamo visto, nelle Beatitudini, ciò che Dio fa per noi, ora Gesù ci chiarisce chi siamo e cosa siamo diventati, grazie a Dio, e poi dice, di conseguenza, come dobbiamo comportarci. “Voi siete…”, dice, infatti, Gesù. Dice che siamo qualcosa di bello, di positivo: luce che da vita e calore; sale che dà gusto e sapore.

Ma perché, e in che senso siamo così? Perché Dio ci ha fatto tali. È Lui che all’inizio della creazione, (Gen 1,3). Quando, poi, venne la pienezza dei tempi, Dio mandò suo Figlio, Gesù, “luce per illuminare le genti” (cfr Lc 2,32). Ed ecco che, da Lui, questa luce si riflette, anzi si comunica a quanti credono in Lui: “Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,14); “Voi siete il sale della terra” (Mt 5,13). Quando è avvenuto tutto questo?

Lo sappiamo e dovremmo averne coscienza: nel Battesimo, quando abbiamo ricevuto la vita stessa di Dio, luce e sapienza, e siamo diventati figli suoi, in Gesù, come Gesù. Certamente questo è stato un dono gratuito, immeritato.

Tutti, o quai, l’abbiamo ricevuto da bambini, quando non capivamo, ma quand’anche si riceva da adulti, il Battesimo, non è comunque mai possibile mettere a confronto la nostra buona decisione, foss’anche la migliore, con questo “dono”: la vita stessa di Dio, la sua grazia, che supera infinitamente ogni bene umano. Una volta ricevuto questo dono, che ci ha cambiato profondamente, rendendoci, da povere creature, figli di Dio, di conseguenza possiamo e dobbiamo assomigliare a Lui e diffondere intorno a noi un po’ del suo modo di essere e di fare, così che Egli possa continuare, a essere presente e ad agire nel mondo.

Non c'é chiesto di comportarci in un certo modo, o secondo certe regole, per avere poi, come premio la vita con Dio, nell’aldilà. Al contrario, fin d’ora ci é data la sua vita perché risplenda in noi e, da noi, verso gli altri. Questo è il modo di ragionare di Gesù: prima c’è il dono di Dio, che è appunto un dono, non la ricompensa per il nostro impegno; poi, di conseguenza, come frutto di quel “dono”, c’è il nostro buon comportamento. “Voi siete la luce… risplenda la vostra luce” (Mt 5,14.16). “Voi siete il sale… date sapore” (Mt 5,13). È un modo di concepire le cose completamente diverso da quello che abbiamo in testa normalmente. Noi, infatti, tendiamo ad applicare a Dio la nostra mentalità retributiva: prima si lavora, poi c’è la paga. Dio, invece, ragiona secondo lo spirito dell’amore: prima il dono, poi l’impegno. A ben riflettere, anche nella vita siamo stati prima amati, poi abbiamo imparato ad amare. Che cosa cambia in questo modo di vedere le cose?

Nella prima prospettiva, -l’impegno precede e merita il premio-, il rischio è limitarsi al minimo indispensabile. Se, infatti, un certo comportamento mi serve per ottenere qualcosa da Dio, è normale che mi limiti a fare quanta basta, quel che è sufficiente per avere quell’esito. Come i punti che si trovano sulle confezioni di certi prodotti, raccogliendo i quali si può avere un certo oggetto: basta raggiungere la quantità di punti stabilita. Se invece vale il contrario ovvero, -Dio mi fa dono per primo gratuitamente della sua vita-, allora sono portato a dare il massimo: riconoscente per un dono così grande, non mi sembrerà mai abbastanza quello che potrò fare. Inoltre, mentre nel primo modo di vedere, si tratta di assumere un impegno, spesso anche pesante, per poi avere, forse, un premio; nel modo di vedere proposto dal Vangelo, ho già ricevuto un dono grandissimo, senza mio merito.

E dunque, tutto ciò che faccio, come risposta a questo dono, non ha più l’aspetto di un dovere fastidioso, ma piuttosto è manifestazione di riconoscenza gioiosa per ciò che Dio ha fatto per me. Nella nostra vita dovrebbe, perciò, prevalere un atteggiamento di gioia e di generosità e non, come spesso capita, di tristezza e di meschinità. Il che non significa che sia tutto facile. Gesù ci mette di fronte anche la nostra responsabilità, ricordandoci che il sale può perdere il sapore e la luce, anziché brillare, essere oscurata. Dio ci ha fatto un grande dono che è più importante che qualunque sforzo nostro. E un dono va custodito, protetto, sviluppato, altrimenti si può perdere.

Questo sì sarebbe un vero peccato. Signore, esageri un po’! Io il sale della terra? Io la luce del mondo? Com’è possibile? Se queste parole mi fossero state rivolte da un adulatore, mi avrebbero certo montato la testa come accade a quelli piene di sé che esultano delle lodi, ma, poiché vengono da te, non possono essere che vere. Allora mi scuotono, mi obbligano a riflettere, a meditare, a cercare di capirne fino in fondo il senso. Mi raccolgo e sento la tua presenza in me. Tu sei in me e agisci in me e attraverso di me. Vedi con i miei occhi, senti con le mie orecchie, parli con la mia lingua, ami con il mio cuore. Come non essere, allora, il sale e la luce del mondo, giacché sono il tuo tabernacolo? Signore, fa’ che io resti sempre fedele alla tua presenza in me, e che le persone che incontro sul mio cammino vedano, in me il tuo volto.

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