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E’ tempo di asparagi!

Un tuffo nel passato

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Qualche giorno fa una mia amica è venuta a farmi visita e mi ha portato degli asparagi appena raccolti. Alla loro vista, mi sono tornati in mente i miei genitori.

È incredibile pensare che i momenti che viviamo nel presente sia l’ovvio e abbiamo quasi la sensazione che certe cose non debbano cambiare mai. Poi, invece, nostro malgrado, il tempo passa e tutto cambia. Il presente di ieri diventa il passato che è cambiato.

E ciò che era scontato e ovvio diventa un dolce ricordo che riemerge grazie a un particolare che allora era irrilevante e privo di qualsiasi significato.  Quegli asparagi hanno operato questo prodigio!

Mio padre era un appassionato dell’ asparago di campagna. Quando arrivavano i giorni primaverili, amava girovagare nelle campagne e nei boschi per cercare questi elegantissimi e pregiati steli verdi selvatici.

Se li trovava, rientrava in casa tutto orgoglioso per aver trovato un tesoro. E diceva a mamma: “mettili nel sugo che lo insaporiscono”.  Se c’era tempo, preparavamo anche delle tagliatelle. La sfoglia doveva essere tirata con il mattarello e non con la macchinetta. Mamma le aggiungeva quasi all’ultimo, giusto il tempo di farli appassire e a fiamma bassa. Gli asparagi conferivano alla pasta quel retrogusto semi amaro che si sposava bene con la dolcezza dell’amido. Le domeniche di aprile preparavamo tagliatelle con sugo di ventricina non ancora giunto a maturazione e a tocchetti, cuori di carciofi novelli e con il tocco finale degli asparagi. Era una vera bontà, tutto era davvero casareccio. Addirittura c’è stato un periodo in cui papà aveva anche piantato il grano duro Ofanto che portava periodicamente al mulino del paese per la macinatura.

Se li riportava di pomeriggio, era quasi d’obbligo cenare con una frittata di asparagi appena raccolti. Dopo averli mondati, bisognava soffriggerli a fuoco basso perché essendo sottili, tendevano subito a bruciacchiare. Spesso capitavano asparagi duri che non si cucinavamo mai. Papà diceva che dipendeva dalle piogge, dalle annate o semplicemente perché dovevano essere raccolti prima. Queste frittate dovevano essere sottilissime in modo che si esaltava il sapore degli asparagi.

Diceva che erano buoni e che facevano bene soprattutto all’intestino.

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