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Elettrodotto Villanova-Gissi, il C.A.S.T. accusa: «Faccenda decisa nelle stanze di palazzo»

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Si è concluso la settimana scorsa il procedimento relativo all’Elettrodotto Villanova-Gissi. Il 7 novembre al Ministero dello Sviluppo Economico, si è svolta la Conferenza di servizi indetta per definire, ovviamente senza colpi di scena, l’approvazione del lungo Elettrodotto a 380 KV, che attraversa 16 Comuni dell’entroterra chetino e il comune di Cepagatti. Ancora una volta, in zone in gran parte abitate e vocate all’agricoltura, presidio e collante della conservazione del paesaggio rurale e fucina di coltivazioni di qualità, si è scelto di collocare infrastrutture tecnologiche, forse strategiche ma non prioritarie, costose e dall’impatto irreversibile su quei territori, soprattutto in termini sanitari per i residenti (campi elettromagnetici e rischio cancerogeno).

Si può parlare di un procedimento “farsa”, già blindato fin dal suo inizio, con un progetto trasferito da Terna nelle mani di Abruzzonergia, soggetto imprenditoriale dai legami forti e pervasivi nel contesto economico-politico locale. Il Comitato esprime disappunto anche per il silenzio dei Sindaci sulla notizia ai media e organi di stampa della Conferenza, atto importante e conclusivo, prima del decreto ministeriale che ratificherà il via libera dell’opera.

 

L’Elettrodotto Villanova-Gissi è stato – sostiene questo Comitato – una faccenda decisa “nelle stanze di palazzo”, in deroga al disciplinare dei Protocollo d’Intesa 2007.. I Comuni, la maggioranza, hanno trattato con Terna e Abruzzoenergia contro l’interesse dei cittadini, e a prescindere da tavoli trasparenti, mai avvenuti, sulla scelta del tracciato definitivo. Mai discusse le fasce di fattibilità, ovvero opzioni dove in alternativa alla scelta di progetto, i tralicci potevano essere allontanati. Almeno dagli abitati e dai terreni agricoli di pregio. La Provincia di Chieti, regista di incontri tra Abruzzoenergia e i vari Sindaci, ha regalato alla Società quella “concertazione”, anello mancante del procedimento, utile ai fini della VIA. Una mera facciata le delibere di contrarietà, che al pari delle Osservazioni dei cittadini, non hanno sortito alcun effetto. Il ruolo della Regione? Una marionetta, senza né arte né parte. La Regione non ha inviato nè il proprio parere sull’opera, come previsto dalla legge (art 25 comma 2, Dlgs 152/2006) prima della Valutazione d’Impatto Ambientale; né ha convocato tavoli di condivisione, nonostante la richiesta di Enti e cittadini in tal senso. Infine, ha deliberato l’intesa con lo Stato – passaggio obbligato della procedura –  appena il giorno prima della recente Conferenza di servizi, senza andare in Ministero. Su 70Km di linea ad altissima tensione, non era interesse dei nostri politici regionali “metterci la faccia”.

Il Comitato cercherà ancora di orientare le energie dei Comuni rimasti contrari fino alla fine (Castel Frentano, Lanciano e Paglieta, che però aveva stipulato l’accordo con la Società) verso un documento incisivo di protesta contro la Regione. E verso le azioni legali esperibili avverso le decisioni ministeriali. È prevalso, spesso, il separatismo, la distanza a forbice tra istituzioni e cittadini, il “ci pensiamo noi” rispetto alle loro proposte, accusate di demagogico ambientalismo.

Il Comitato è pronto a valutare e portare avanti tutte le strade, da quella legale alla protesta civile democratica, affinché siano riconosciuti i vizi del procedimento e si arrivi prima della cantierazione un accordo di programma su varianti compatibili.
Non possono né dovrebbero essere sempre gli autobus degli ambientalisti a cambiare il corso delle decisioni su progetti e infrastrutture.

 

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