Interviene, sulla delicata questione del sovranumero di cinghiali, il consigliere provinciale del Pd, Camillo D'Amico, con una lettera aperta indirizzata al presidente della Provincia, Di Giuseppantonio.
«Lo scorso 31 maggio ho partecipato all’importante incontro convocato dall’assessore regionale alla Caccia, Pesca ed Agricoltura, Mauro Febbo, sull’ancora non risolto problema dell’alto numero di cinghiali presenti sul territorio.
Personalmente ero all’incontro per conto dell’Organizzazione Professionale Agricola cui appartengo (COPAGRI), che lo aveva anche formalmente, ma erano lì presenti: i rappresentanti delle quattro prefetture provinciali, delle altrettanto amministrazioni e delle altre tre OO.PP.A.A. Coldiretti, CIA e Confagricoltura.
Dal tavolo è emerso che ogni singola provincia sinora s’è mossa in maniera spontanea ed indipendente senza una quadro di regìa regionale.
Rammarica molto il fatto che, in quella sede, la Provincia di Chieti è risultata inadempiente pur avendo, la precedente amministrazione, redatto un apposito regolamento teso al contenimento della specie cinghiale. Il testo fu molto concertato con tutti i portatori d’interesse ed approvato sul finire di legislatura con una confusa opposizione di merito delle forze politiche, allora all’opposizione, che oggi sostengono la sua maggioranza.
Per solo onore di cronaca giova ricordare che, capofila dell’opposizione “strumentale” delle organizzazioni venatorie era l’attuale consigliere delegato, il collega Giovanni Staniscia, il quale, diventato organo rappresentativo del governo dell’ente, oltre all’immediato “congelamento” del regolamento non ha poi prodotto alcuna idea risolutiva ne alternativa nonostante in consiglio assunse l’oneroso impegno di produrne un'altra “….entro un mese”.
Dal tavolo regionale è emerso che le Province potevano, possono e potranno agire in caso di emergenza con apposite motivate ordinanze dei rispettivi presidenti o “regolamenti di scopo” approvati dai consigli.
Questo è ammesso anche in aree vietate alla caccia, come le riserve, purchè il tutto sia concordato con i sindaci interessati che dovranno emettere apposite ordinanze ed il necessario concerto delle ASL, A.T.C. e forze di polizia.
Il problema dell’alto numero di cinghiali, nella nostra provincia, è sempre più una vera e propria emergenza sociale; non è più tollerabile alcun ulteriore ritardo o rinvio. Il tempo dei pagamenti dei “dazi elettorali”a quella minoritaria parte dei cacciatori che, dell’illegale caccia ne hanno un vero e proprio mestiere, è finito da tempo.
Chiedo a Lei una decisa azione per produrre una determinazione urgente per incidere sul problema in maniera concreta e dare un segnale visibile, certo e risolutivo al territorio inteso nella sua più ampia accezione. Questo era uno dei tanti temi sulle quali, la provincia, avrebbe potuto dare un segnale concreto di “ente utile” ma è stata un'altra occasione persa».