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A FARA CON TRE DONNE DI SUCCESSO

PER CELEBRARE L' 8 MARZO DEL MONDO CHE CAMBIA

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Nel pomeriggio di venerdì 11 marzo, tre giorni dopo la giornata internazionale della donna, al teatro comunale di Fara San Martino si è celebrato un originale confronto tra donne. Tre donne affermate come manager pubbliche: Anna Orsatti, Costanza Cavaliere ed Irene Vizzarri, rispettivamente dirigenti scolastiche a Vasto, Casoli e Palena. L’ amministrazione comunale, organizzatrice dell’evento, aveva dato come tema di confronto il “Make it happen”, che con è solo un apprezzato brano musicale, ma si traduce letteralmente “fa in modo che succeda”. Evidente la volontà di dare un senso alla festa della Donna, dimostrando che se si fa in modo che qualcosa possa accadere, essa effettivamente può accadere. 

Il confronto ha dimostrato che tre donne delle “martoriate” zone interne, figlie di lavoratori, abbiano concretamente dimostrato che in Italia è possibile (almeno è stato possibile per loro) la piena attuazione dell’art. 3 della Costituzione: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e…”. Per le affermazioni di personalità di cui ci stiamo occupando, la Repubblica ci ha messo la Scuola libera, aperta, democratica (che, come dispone l’art. 34 della medesima Costituzione, sancisce il diritto dei capaci e meritevoli di raggiungere i gradi più alti degli studi) e le tre Dirigenti ci hanno messo le rispettive capacità, connesse di sacrificio. Per cui oggi ciascuna di loro dirige centinaia di lavoratori pubblici (tra docenti e non docenti) ed è responsabile del buon andamento di comunità scolastiche la cui popolazione equivale quella di un Comune come Fara San Martino.

Dirigere una scuola è un’attività fortemente complessa, in cui bisogna impiegare conoscenze didattiche, pedagogiche, giuslavoristiche, del diritto pubblico (gli appalti, per fare un esempio) e di quello privato (i figli “contestati” da genitori separati), ma soprattutto bisogna dotarsi di senso psicologico- relazionale per “mediare” tra le esigenze affettive di genitori e nonni (molto spesso ansiogene) e quelle propriamente aziendali che deve garantire un fornitore pubblico di servizi per quanto di natura intellettiva. Se non applichi le giuste competenze, dunque, questa attività di direzione non ti riesce. Anzi, la fai solo se sei un vero manager dotato di buon senso. Non basta, infatti, sapere a menadito i regolamenti della fiscalità pubblica se poi non dirimi i tanti problemi di relazione tra famiglie e docenti. Anna Orsatti, Costanza Cavaliere ed Irene Vizzarri hanno dimostrato di aver vinto questa sfida, anzi la Orsatti ha addirittura affermato: “Amo questo lavoro e non lo cambierei con nessun altro al mondo”. 

Dove le nostre hanno imparato le nozioni di managerialità pubblica visto che non esiste una facoltà che laurea i dirigenti scolastici? Sul campo, cioè insegnando a scuola prima di vincere il concorso, a cui si può accedere solo se si è stati docenti per almeno un quinquennio. Ma se l’aver insegnato consente la conoscenza e la padronanza delle dinamiche didattiche, l’autorevolezza nel contesto sociale e segnatamente nel rapporto con le famiglie, le tre dirigenti l’hanno acquisita come figlie del popolo, tanto che la Cavaliere ha voluto far sapere di essere di famiglia contadina. 

Se parti da una masseria di Torricella Peligna ed arrivi a fare il presidente dei presidi abruzzesi vuol dire che “hai fatto in modo che succedesse”. Il sindaco Antonio Tavani e la vice Marilisa Natale, dunque, hanno trovato le persone giuste per dimostrare come è cambiata la donna italiana ad ogni livello ed a ogni latitudine, così come le tre protagoniste hanno trovato le giuste studentesse per dimostrare che l’affermazione della Donna non si è fermata alla loro generazione, ma continua ancor più nella scuola di oggi, con la generazione Erasmus, che -come ha detto Stefania, studentessa diciassettenne di Casoli – “va contro corrente, ma non contro cuore”.

Il giovane parroco, Don Matteo Gattafoni, che con me ha moderato il confronto, ha giustamente fatto rilevare che i sacrifici delle donne affermate non si fermano con gli studi scolastici ed universitari, ma continuano anche nella famiglia, come convalidato dalla Vizzarri, moglie e madre, a cui la gravosa funzione di Dirigente scolastico le ha impedito di accompagnare i figli nei loro primi giorni di scuola o di presenziare alle loro recite.

La rivoluzione femminile sta cambiando il mondo ben più di quelle agricola ed industriale, borghese e comunista, democratica e liberale, perché le donne subordinate da sempre non creano altri alienati. Si emancipano ed emancipano gli altri. E forse è per questo che Orsatti, Cavaliere e Vizzarri si sono compiaciute nel sentire le loro studentesse raccontare che anche per loro è iniziato il percorso di studio e di vita che porterà ancora la Repubblica italiani a rimuovere gli ostali…che impediscono il pieno sviluppo della persona umana.

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