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TRA REVISIONISMO E MISTIFICAZIONI

TUTTA LA FOLLIA E LE MENZOGNE DELL’ANPI DI VASTO

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Come ogni anno con l’avvicinarsi del 10 febbraio, “giorno del ricordo”, fascistelli veri e mascherati, ci propinano le loro falsità sulla presunta tragedia che si abbatté sul confine orientale alla fine della II guerra mondiale.

Quest’anno anche l’ANPI, Associazione Nazionale Partigiani Italiani, si unisce al coro del revisionismo storico, che in nome della “pacificazione nazionale e della memoria condivisa” vuole mettere sullo stesso piano occupanti ed occupati, nazifascisti e antifascisti, repubblichini e partigiani, oppressori e oppressi.

Esempi di come l’ANPI, nella quasi totalità, abbracci le tesi del revisionismo storico le troviamo sulla loro pagina web e sulle iniziative che le sezioni locali organizzano per questa giornata. E non basta la nota contro la regione Piemonte per il vergognoso manifesto fatto, che, però, ribadisce ancora una volta la svolta revisionista di questa associazione che presenta i carnefici come vittime e martiri e i perseguitati come aggressori.

Anche a Vasto la locale sezione dell’ANPI non si discosta dalla linea nazionale, mettendo sullo stesso piano, ad esempio, la Risiera di San Sabba, con quello che successe alla fine della II guerra mondiale e le foibe.

Però per prima cosa bisogna fare un po’ di chiarezza su questa giornata.

Con una legge del 2004, Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ex banchiere ed esponente della finanza globalista, la “giornata del ricordo” diventa ufficiale nel nostro paese. Ma è utile ricordare chi era al governo in quell’anno:

  • Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, noto anticomunista e pluripregiudicato per diversi crimini;
  • Vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini di Alleanza Nazionale, erede del MSI di Almirante, costretto ad abbandonare la politica per il noto scandalo della casa di Montecarlo.

Ricordiamo anche chi era Almirante: Repubblichino, redattore del giornale “La Difesa della Razza” e del “Manifesto della Razza” in cui si afferma che “Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti….”, Segretario del MSI, nel 1947 viene condannato per la sua collaborazione con le truppe naziste. Per questo reato verrà emesso nei suoi confronti un provvedimento di confino di polizia. Fu accusato successivamente e più volte del reato di apologia del fascismo e di legami con i terroristi fascisti.

Tra i Ministri di quel Governo c’erano:

  • Mirko Tremaglia in quota A.N. ex repubblichino e tra i fondatori del MSI;
  • Gianni Alemanno anch’esso in quota AN, genero di Pino Rauti, arrestato diverse volte per aver partecipato ad aggressioni nei confronti di militanti comunisti e di aver lanciato una molotov contro l’ambasciata dell’URSS a Roma, condannato a 6 anni di reclusione per “corruzione e finanziamento “illecito”;
  • Altero Matteoli sempre in quota AN anch’esso proveniente dalle fila del MSI;
  • Maurizio Gasparri, anch’esso in quota AN e anche lui proveniente del partito neofascista di Almirante.

Ma chi sono gli “eminentissimi” storici che stanno alla fonte di questa falsificazione storica? Nell’ordine:

  • Luigi Papo, noto fascista sotto il regime e capo della Milizia Montona, responsabile di eccidi e di rastrellamenti partigiani e considerato dalla Jugoslavia un criminale di guerra e di cui chiese l’estradizione;
  • Padre Flaminio Rocchi, fascista esponente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia;
  • Maria Pasquinelli collaboratrice della X MAS e dei servizi segreti della RSI;
  • Marco Pirina, incriminato per il tentativo di golpe Borghese del 1970;
  • Giorgio Rustia, militante di Forza Nuova;
  • Ugo Fabbri iscritto al MSI;
  • Augusto Sinagra, legale di Licio Gelli ed iscritto alla loggia P2 che è stato il regista di questa operazione;
  • Graziano Udovisi, l’unico sedicente superstite ad una Foiba che si conosca morto qualche anno fa che non fu altro che un criminale di guerra già condannato dalla giustizia italiana: la sua pena, ma guarda un po’, venne attenuata in quanto scampato ad una famigerata foiba a Fianona.

Quello che vuol far passare l’ANPI di Vasto è un parallelo tra i campi di sterminio nazifascisti e le foibe, e questo è un abominio che va rigettato con sdegno, indignazione e disprezzo.

Certi accostamenti sono ingannevoli dal punto di vista storiografico e diseducativi dal punto di vista didattico. Semplificare i fatti accaduti nel corso della II guerra mondiale sono fuorvianti e non sostenibili sotto il profilo morale.

Accostare Risiera e Foibe, come fa l’ANPI di Vasto, è aberrante. Sono due fatti diversi tra loro e per questo incomparabili.

La Risiera è il frutto della irragionevole ideologia nazista che ha prodotto Belsec, Treblinka, Auschwitz, Mauthausen, Sobibor, Dachau. Le foibe al contrario rappresentano il modo di seppellire i morti altrui a cui ricorsero i soldati durante la Prima guerra mondiale, i nazisti e i fascisti durante l’occupazione italiana e tedesca nella Seconda guerra mondiale e anche i partigiani.

Veniamo ai fatti storici, quelli veri, la zona in cui questi presunti eccidi sono avvenuti è zona di confine tra Italia e la ex Jugoslavia, tra il Friuli e l’Istria.

L’Istria alla fine della Prima guerra mondiale, con il trattato di Rapallo del 1920 e quello di Roma del 1924, “diventa” italiana nonostante la maggioranza della popolazione fosse dalmata. Durante il ventennio fascista ci fu una vera e propria colonizzazione italiana dell’Istria dove era vietato parlare la lingua dalmata, dove gli insegnanti di origine slava vennero cacciati sia dal loro posto di lavoro, sia dalle loro case. Una intera classe dirigente slava fu scacciata dalla propria terra oppure ridotta in semi schiavitù. Tanti erano i proclami che recitavano il divieto di parlare la lingua slava e la minaccia che gli “squadristi” avrebbero fatto rispettare “con metodi persuasivi” tale divieto.

L’occupazione italiana dell’Istria è stata tra gli eventi tra i più vergognosi perpetrato dallo stato italiano e fascista al pari di quelli dell’Abissinia e della Libia. Stragi di popolazione slava e, questi si, infoibati come recitava all’ultima strofa una canzone degli squadristi fascisti: “In fondo alla foiba Finir el dovarà”.

Diamo qualche dato vero e smontiamo qualche falsità storica su cui si basa questo “giorno del ricordo”. Innanzitutto, dalle foto: quelle più utilizzate da tutti i media e non ultimo il TG1, ritraggono le fucilazioni e le deportazioni che l’esercito italiano faceva nei confronti dei civili slavi e non il contrario.

Poi passiamo ai dati, quelli veri. I morti italiani furono non più di 500, difatti anche un giornale locale della destra Triestina “Trieste Sera” l’8/1/1949 scrive: “se consideriamo che l’Istria era abitata da circa 500mila persone, delle quali oltre la metà di lingua italiana, i circa 500 uccisi ed infoibati non possono costituire un atto antitaliano ma un atto prettamente anti-fascista.”

Si sostiene che nelle foibe siano state gettate migliaia di italiani, dalle ricerche però si evidenziano che nella foiba di Basovizza (che non è una foiba ma il pozzo di una miniera), si sono trovati solo i resti di alcuni militari tedeschi risalenti alla grande guerra (Prima guerra mondiale, la specifica è d’obbligo per i signori dell’ANPI di Vasto) e qualche carcassa di animale, nella foiba di Opicina (Monrupino) si trovarono solo alcuni corpi di soldati morti in battaglia, nella foiba di Fianona non si è mai trovato nulla e nessuno ha mai sentito parlare di corpi gettati lì dentro. Infine, si è pure parlato delle foibe di Fiume ma lì non ci sono foibe!

L’unica foiba in cui si rinvennero diciotto (18) cadaveri è l’abisso Plutone. Prigionieri fascisti che vennero fucilati dalla banda Steffè, composta in realtà da militari della X MAS, di Junio Valerio Borghese autore del tentato colpo di Stato del 1970, che commettevano crimini facendosi passare per partigiani al fine di screditare questi ultimi agli occhi della popolazione. Stessa tattica usata a Portella della Ginestra dove ad essere accusato della strage fu il bandito Giuliano che aveva ormai completato il ruolo di destabilizzazione democratica in Sicilia, nonostante la confessione del suo luogotenente Gaspare Pisciotta indicò negli esecutori i militari della X MAS e tra i mandanti noti esponenti delle DC.

Per decenni i propagandisti fascisti hanno parlato di migliaia di “infoibati” e ogni volta il numero aumentava fino ad arrivare a centinaia di migliaia di morti senza portare nessun documento per avvalorare le loro tesi e citandosi l’un l’altro per convalidare il “si dice” che non ha nessun valore storico.

L’istituzionalizzazione del 10 febbraio tende a far credere che la popolazione italiana fu cacciata dalla propria terra, quando in realtà i territori Istriani e Dalmati furono occupati militarmente dopo la Prima guerra mondiale e non erano mai stati abitati, se non in minima parte da italiani.

Il fenomeno esploso a livello nazionale ha coinvolto anche esponenti della sinistra e addirittura la dirigenza di Rifondazione Comunista Bertinottiana che ha condannato senza appello la resistenza Jugoslava e i partigiani italiani che con essa hanno collaborato per presunti crimini dei quali non vi è prova e avvalorando la vulgata di “italiani brava gente” in nome di una pacificazione nazionale e concedendo alla destra fascista e xenofoba una giornata da contrapporre al 25 aprile.

Ma come mai giornali, TV, scuola e anche tutto l’arco politico italiano ha accettato questa falsità storica imposta da un gruppo di fascisti impenitenti come verità da imporre a tutti? Innanzitutto, per controbilanciare il 25 aprile e mettere sullo stesso piano partigiani e fascisti, ma soprattutto ridimensionare i crimini perpetrati dai criminali fascisti nei confronti della popolazione slava dell’Istria.

La classe dominante vuole riscrivere la storia come ha già fatto il Parlamento Europeo con una risoluzione di qualche anno fa che ha messo sullo stesso piano il comunismo e il nazismo e così il “giorno del ricordo” vuole essere fatto passare come atto criminale delle formazioni partigiane e non come la rivolta delle popolazioni contro l’oppressione e lo sfruttamento. Vuole coprire le stragi compiute dai fascisti dagli anni venti in poi contro le popolazioni slave, vuole coprire le confische dei beni ai contadini, tacere sulle atrocità compiute dai fascisti e dall’esercito italiano e del Generale Robotti che si lamentava della “scarsa crudeltà dei suoi soldati”.

Se anche l’ANPI avvalora queste tesi e anzi si fa propagandista della falsità storica tradisce il suo scopo precipuo sancito nel proprio statuto che recita all’articolo 1 “valorizzare in campo nazionale ed internazionale il contributo effettivo portato alla causa della libertà dall’azione dei partigiani e degli antifascisti, glorificare i Caduti e perpetuarne la memoria;”…” tutelare l’onore e il nome partigiano contro ogni forma di vilipendio o di speculazione;” … “mantenere vincoli di fratellanza tra partigiani italiani e partigiani di altri paesi;” … “promuovere studi intesi a mettere in rilievo l’importanza della guerra partigiana ai fini del riscatto del Paese dalla servitù tedesca e delle riconquiste della libertà;” … battersi affinché i princìpi informatori della Guerra di Liberazione divengano elementi essenziali nella formazione delle giovani generazioni;”…

 

Pertanto, riteniamo che il Presidente e il direttivo dell’ANPI di Vasto facciano un atto di coraggio e si dimettano per manifesta incapacità, inadeguati nel portare avanti le battaglie che i partigiani italiani e stranieri hanno condotto a costo della loro vita per assicurare alle future generazioni un futuro democratico e degno di essere vissuto, fatto di verità storiche e senza nessuna compromissione con il revisionismo storico e la riabilitazione del fascismo e dei suoi atti criminali.

Al tempo stesso chiediamo al Comune di Vasto, che ha dato il proprio patrocinio all’iniziativa, e al Sindaco di dissociarsi da questa manifestazione che nulla ha di culturale, ricordando che il fascismo si combatte con la cultura e non cantando “Bella Ciao” alle manifestazioni. Dare il patrocinio a questa iniziativa significa accettare supinamente le teorie revisioniste fatte di menzogne e condividere un periodo storico fatto di vergogna e di soprusi.

Questa mostra è purtroppo il segnale della triste distruzione culturale e politica a cui assistiamo, perché è un dovere non solo continuare a ricordare chi si è battuto e ha perso la vita nella Resistenza, ma stare attenti e condannare ogni tipo di rigurgito neofascista e non dare agibilità a chi oggi inneggia a Mussolini o Hitler.

Essere antifascisti è un dovere di ogni cittadino, di ogni sincero democratico.

“Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi,

conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente.”

Bertolt Brecht – (Vita di Galileo)

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