Ho finito proprio oggi di leggere il libro di Peppino Romondio sulla San Salvo dell’800 e primo ‘900. E’ stato per me una totale immersione in un passato che non vissuto direttamente (sono nato alla metà degli anni ’60 del ‘900), ma che ho sentito raccontare da quelli più anziani di me e che soprattutto vedo, analizzo, incontro, studio quando passeggio, quando guardo le case, quando entro in Chiesa o al Comune.
Si tratta di una San Salvo che vive ancora attraverso tanti resti materiali e nell’ immaginario collettivo delle famiglie che ancora ci sono ed i cui cognomi ho imparato a conoscere in tanti miei compagni delle classi elementari. Si tratta di una San Salvo che rivive quando si affrontano le scelte politiche di questo tempo: gli usi civici, le lotte del bosco, la configurazione dei nuovi piani regolatori, il porto, i confini con i Comuni confinanti (Vasto, Cupello e Montenero).
Si tratta di temi che, con la curiosità del sociologo, ho affrontato con storici locali come Giovannino Artese, Luigi Murolo o Paolo Calvano e che ho ritrovato nelle pagine del voluminoso libro di Peppino Romondio, nei tantissimi documenti e nelle innumerevoli foto che lui ha voluto generosamente mettere a disposizione della Città, di cui auspico che quest’ opera diventi patrimonio culturale diffuso, soprattutto tra le giovani generazioni. Motivo per il quale non farò una “tradizionale” recensione del libro, ma compilerò un elenco di alcune (SOLO 30) delle tematiche affrontate, precisando che di domande (e risposte) simili è possibile ricavarne almeno dieci volte tanto.
- Quanti erano gli abitanti nel paesino del Regno di Napoli nell’800;
- quanti e quali erano i capifamiglia in quell’epoca;
- chi erano i cerusici e cosa facevano;
- chi erano i sansalvesi ostili al Regno di Napoli al tempo dei francesi e quindi schedati dalla polizia napoleonica;
- chi è stato il primo sindaco di San Salvo;
- cosa c’era al palazzo della farmacia di Croce;
- chi sono stati e che hanno fatto i membri della famiglia di Cassiodoro Artese;
- come si chiamava il primo farmacista;
- come si chiamavo le strade a San Salvo a quell’epoca;
- dove stava la neviera;
- chi erano gli scarpari;
- chi erano i vaticali e cosa facevano;
- dove stava la prima sede telegrafica;
- chi era il guardiabosco per antonomasia;
- chi è stato l’ultimo pecoraio al tempo dell’eversione della feudalità;
- quale era la professione di Manfredo Galliani Grimaldi, bisnonno di Giovanni Aliano;
- quanti muli e quanti frantoi c’era a quell’ epoca;
- chi è stato il primo notaio nel 1488;
- chi ha fondato la prima sezione socialista;
- chi erano i sacerdoti quando il cardinal Carafa mandò le ossa di San Vitale;
- perché si suicidò Don Livio Travaglini nel 1901 (e chi sa che non sia stato il pioniere dei casolani che sarebbero arrivati qualche anno dopo,
- perché don Antonio Ciavatta vendette i terreni agli oriundi casolani;
- chi furono i sindaci illetterati;
- cosa disse nell’elogio funebre dei caduti d’ Africa nel 1887 il sindaco dott. Giuseppe de Vito, nonno del medico che sarà sindaco ottant’ anni dopo;
- chi sono state le famiglie benestanti;
- a quali famiglie appartenevano gli 80 elettori del 1865;
- chi sono stati i sindaci dal 1803 al 1865 appartenenti alle famiglie Ciavatta, Artese, Cilli, Fabrizio, Vicoli e Sangiorgio;
- chi gestiva la taverna badiale nel 1830;
- come si chiamava Piazza Europa;
- chi erano le levatrici e quanto erano amate dalla gente.
Le risposte a queste e a molte altre questioni si trovano nel libro di Peppino Romondio, acquistandolo su Amazon. A breve convocherò i predetti storici e l’autore per parlarne in un Chi c’è, c’è
Ps poichè Peppino ha inserito molti documenti che riguardano la Provincia e il circondario, in una delle pagine ho trovato censita la locanda della mia bisnonna a Fresa del 1940