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Briciole di riflessioni sulle crisi

di Carmine Torricella

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Ormai siamo abituati a passare da una crisi all’altra senza avere più il tempo e la consapevolezza neanche di indignarci più di tanto. Le crisi sono talmente entrate nel nostro vivere quotidiano che spesse volte nei sentimenti delle persone durano pochissimo, a volte, solo il tempo di qualche giornata. Un tempo brevissimo, dopo il quale si comincia ad avere persino un senso di fastidio per tutte quelle persone che dimostrano il dissenso, per scelte di altri, che pregiudicano il loro modo di vivere. Sono finiti i tempi dove intere popolazioni si mobilitavano anche se ad andare in crisi era una piccola realtà, quando l’indignazione era veramente generale e la rabbia non passava mai.

Ecco le comunità.

I malcapitati stanno lì a dimostrare il loro giusto dissenso e si rendono conto che le comunità di una volta, lo spirito di aggregazione intorno ai problemi, non esistono più. È su questo che dovremmo fare una riflessione: come siamo arrivati a tutto ciò? Una volta essere derubati a casa diventava un problema di tutto il quartiere, se non di tutto il paese. Ora non è più così. Ci sono intere zone industriali che rischiano di essere spazzate via, miglia di famiglie che rischiano di rimanere sul lastrico, letteralmente in mezzo ad una strada, inghiottite, quasi sempre, da una speculazione, ormai prettamente finanziaria, giocata su tavoli molto lontani da noi. Tavoli che sembrano irraggiungibili.

Oggi non è più come una volta quando si aveva a che fare con il “PADRONE”, lo conoscevamo, nei suoi pregi e difetti, sapevamo chi avevamo di fronte. Le persone più anziane non si stancavano di insegnarci che la cosa importante era a non farsi mai assoggettare, di non cedere mai alle lusinghe di quello che rappresentava il potere economico. Era di fondamentale importanza avere le mani libere, rimanere puliti. Erano su questi presupposti, su questa estrema chiarezza di rapporti fra chi rappresentava i cosiddetti corpi intermedi ed il “PADRONE”, che le comunità non avevano problemi a unirsi, anche in un percorso di lotte. Sarà ancora così? Eppure nell’era della digitalizzazione, dell’informazione spinta di Internet, Facebook, Istagram, Tic toc e chi più ne ha più ne metta, questo non dovrebbe succedere. Sarà forse che utilizziamo in maniera errata queste nuove tecnologie comunicative? Sarà che curare il solo strillare i problemi, per giunta per slogan, sui Social ci faccia poi perdere di vista altro, ad esempio lo studio e l’approfondimento degli argomenti. Ad esempio, ad essere un tantino accorti non si può non notare la mancanza di proposte, l’assenza totale di progettualità da parte di chi riveste certi ruoli. Prendiamo, ad esempio, una zona industriale qualsiasi, come non notare che su queste non ci sono proposte di sopravvivenza da parte della Politica, da parte delle Istituzioni a qualsiasi livello, Comunale Provinciale o Regionale, e tanto meno da parte dei Sindacati, che dovrebbero essere la cartina tona sole delle problematiche, i principali deputati a mantenere un rapporto stretto e diretto con le comunità. Sembra che l’obiettivo principale di tutti sia la sistematica ricerca di smarcarsi dal problema, tutti impegnati a cercarsi un alibi, a nascondere le proprie implicazioni, nel più classico degli esercizi che è quello di scaricare le colpe sugli altri. Senza riflettere poi sul fatto che questo esercizio porta ad un automatico abbandono del proprio ruolo di rappresentanza e difesa della dignità e delle sorti di un territorio.

Come ricostruire i valori, la coscienza e il coinvolgimento di una Comunità dopo tutto quello che nel tempo è successo? Non siamo stati in grado di coinvolgere la Comunità quando c’era da difendere e lottare per esempio per un Presidio Giudiziario sul posto, quando in talune zone hanno chiuso gli Uffici Postali, quando ci hanno tolto un sistema Bancario nato in loco e che funzionava per il luogo, quando abbiamo fatto affermare che il diritto alla sanità non deve essere garanzia uguale per tutti i cittadini, quando siamo riusciti a far sacrificare molti Presidi scolastici. In sostanza la domanda da porci, per un obiettivo da conseguire, in questo inizio di nuovo anno è da dove e come ricominciare per difendere quel poco che ancora ci resta di quello che i nostri padri hanno saputo costruire e lasciatoci in eredità? 

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