Nel Molise gli arcangeli sono tre (o quattro)?
Una volta S. Michele era il titolare unico della festa del 29 settembre. La Chiesa Cattolica recentemente ha unificato in questo solo giorno la festa dei tre arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele. La questione è complessa e credo che non sia definitivamente risolta.
Nella cripta di Epifanio gli angeli apocalittici sono quattro. Ma siamo prima del Mille e l'Apocalisse di S. Giovanni era considerata una terribile profezia nella prospettiva della fine del mondo.
.La Chiesa festeggia i Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, ma che fine ha fatto Uriele, il quarto?
Nella cripta di Epifanio, a S. Vincenzo al Volturno, vi è forse la più importante rappresentazione degli arcangeli del bacino mediterraneo che sia stata eseguita prima del Mille. Sono ampiamente noti i riferimenti alla descrizione che S. Giovanni fa dell’ultimo sigillo dell’Apocalisse. Quello che viene sciolto un attimo prima della fine del mondo quando vede quattro angeli ai quattro angoli del mondo: Dopo di ciò, vidi quattro angeli che stavano ai quattro angoli della terra, e trattenevano i quattro venti, perché non soffiassero sulla terra, né sul mare, né su alcuna pianta. Poi vidi un altro angelo che saliva dall’oriente ed aveva il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli ai quali era stato concesso il potere di devastare la terra ed il mare (Apoc. 7. 1-2).
Ambrogio Autperto, il grande monaco-teologo di S. Vincenzo al Volturno, al tempo di Carlomagno, nell’VIII secolo, spiegava che il quinto Angelo rappresenta Cristo che si appresta a giudicare i vivi ed i morti.
Ma chi sono gli altri quattro angeli che “trattenevano i quattro venti, perché non soffiassero sulla terra, né sul mare, né su alcuna pianta”?
Don Angelo Pantoni, nella sua prima grande opera sull’arte di S. Vincenzo al Volturno, sebbene nella tradizione cristiana più diffusa gli arcangeli fossero sette, sostenne che nelle quattro grandi figure volturnensi andassero identificati proprio Michele, Raffaele, Gabriele ed Uriele.
Sui primi tre esiste un’ampia letteratura che attinge alla tradizione biblica più consolidata, mentre pochissimi sono i riferimenti ad Uriele. Di lui si parla in un’appendice della Bibbia Volgata, nel Libro IV di Esdra: “Et respondit ad me angelus, qui missus est ad me, cui nomen Uriel” (E mi rispose un angelo che mi era stato inviato ed il cui nome era Uriele).
Uriel è anche il cherubino che viene messo a guardia del Paradiso Terrestre oppure, come lo vede Enoch, mentre veglia sul tuono e sul terrore. Nell’Apocalisse apocrifa attribuita all’apostolo Pietro, Uriel viene visto come l’angelo del pentimento e nella cosiddetta Vita di Adamo ed Eva. Egli è l’angelo che aiuta nella sepoltura di Adamo ed Abele nel Paradiso.
Infine, secondo una tradizione della chiesa di oriente, che si diffonde anche in Occidente, Uriele è l’angelo che suona la tromba al momento in cui il cielo viene arrotolato come un tappeto mentre inizia la fine del mondo. Come tale viene rappresentato nell’apice della facciata interna dell’oratorio di S. Silvestro nella Basilica dei Quattro Coronati a Roma.