Partecipa a IlTrigno.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

24 giugno: “Lu Cumbar a fiur” (“Il compare a fiore”), la tradizione abruzzese del San Giovanni

I cupellesi rispolverano quest’antica tradizione e danno il via alla “cumbaranza di San Giuvanne”.

Condividi su:

Il 24 giugno si celebra il giorno di San Giovanni di cui fino a pochi decenni fa, negli ambienti rurali abruzzesi, ricorreva una tradizione molto sentita, un vero e proprio cerimoniale. In occasione di questa data, si sceglieva una persona per la quale si nutriva un affetto ed una profonda stima per renderla

“Lu Cumbare a Fiur” (“Compare a Fiore”), , creando in questo modo un vero e proprio legame.

La scelta di questo giorno, il 24 giugno, si crede sia dovuta al fatto che San Giovanni, ai piedi della croce, era stato indicato da Cristo come suo fratello, non con un vincolo di sangue, ma per scelta, al fine di aiutare la Madre nella sua sofferenza.

Il 24 giugno al futuro “compare” o alla futura “comare” veniva donato un mazzo di fiori di campo “Lu Ramajette”, confezionato con altri doni: l’immaginetta sacra di San Giovanni, il fazzoletto ricamato, il biglietto con gli auguri, gli ornamenti per i capelli per le donne (come la pettinessa, il fermatuppo o il ferretto d’osso oppure la veletta di pizzo per coprirsi il capo durante le celebrazioni liturgiche), una boccetta di profumo e dei dolci. Generalmente questi doni venivano messi in una cesta e venivano consegnati dai bambini (i messaggeri).

Il 29 giugno, giorno dei Santi Pietro e Paolo, chi aveva ricevuto la proposta suggellava definitivamente il rapporto di comparanza inviando un altro Ramajette (di solito ancora più ricco di quello ricevuto). Si recitava, poi, una breve formula:

“Cumbare mio cumbare, nin gi diciam mai mal, si mal ci diciam, a l’imberne zi ni jiam” . (Compare mio compare, non ci diciamo mai male, se

male ci diciamo, all’Inferno ce ne andiamo).

La violazione di questo legame era ritenuta sacrilega e pertanto meritevole di terribili castighi. Tuttavia, questa tradizione non suggellava comparanze solo tra adulti, anche i bambini avevano un loro modo per diventare “cumbare” e “cummare”, si stringevano reciprocamente il mignolino e recitavano la filastrocca che li rendeva uniti per la vita.

La genesi di questo rito è pagana e nel passato, quando la società era prevalentemente agricola, venivano richieste molte braccia per la coltivazione dei campi. Questo legame aveva la specifica funzione di accordo di aiuto reciproco "lu scagna ajute” (lo scambio d’aiuto).

"Lu sangiuvanne”, nome usato per indicare il compare o la comare, era infatti considerato un vero e proprio protettore, sempre pronto ad intervenire nei momenti di difficoltà e di necessità.

Nel 2017, l’Associazione culturale “Montalfano Terra Nostra”, coordinata dal Presidente Nicola Scutti, ha ripreso la tradizione popolare abruzzese de “Lu Sangiuvanne”, creandone un vero e proprio evento: “la Festa delle Commare e dei Compari”, la quale giunta alla terza edizione è stata poi interrotta lo scorso anno causa Covid.

Cupello quest’anno sta rispolverando e recuperando questa antica tradizione, riportando l’attenzione su questa cerimonia che, dal prossimo, potrà diventare un momento di richiamo e di aggregazione per tutta la comunità.

Nella società attuale dominata sempre più dalla tecnologia che ha notevolmente trasformato le modalità e le occasioni per stare insieme e per relazionarsi con l’altro, e soprattutto nell’ultimo anno a causa della pandemia, le interazioni umane si sono ridotte, la paura del contagio si è ​ impossessata della razionalità, i Cupellesi con questa tradizione intendono ristabilire un contatto umano speciale, dal sapore di altri tempi, tra i propri concittadini e rafforzare legami di solidarietà, fraternità, sorellanza e sincera amicizia.

 

Condividi su:

Seguici su Facebook