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Gli effetti dell'operazione Draghi sul sistema politico

L' editoriale di Nicola Dario

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Che succede? Gli effetti del governo Draghi sul sistema politico italiano si stanno dispiegando: l'ultimo, le dimissioni di Nicola Zingaretti dalla carica di segretario del Pd. Per molti sembra l'Armageddon ,in realtà è semplicemente un evento nell'ordine delle cose. Zingaretti ha fallito l'aggancio con la realtà, avanti un altro (perfino il clone di Zingaretti). Continuare con lo stesso è possibile? In un partito in crisi nera d'identità (non di posti di potere, quelli li ha sempre avuti, pur nella costante evaporazione di idee e contemporaneità) tutto è possibile, anche il perseverare nell'errore.

Zingaretti  ha ragione quando descrive la suburra del suo partito, ma egli ne è uno degli artefici, il principale in coppia con Goffredo Bettini. Si sono inventati la linea politica suicida: "O Conte o morte". È arrivata la morte, puntualissima. Il piano, tra l'altro, è ancora di quelli da kamikaze. Dunque, Zingaretti ora incassa il "nun me lassà" dei maggiorenti (esagero) del partito, ma dopo rischia di finire cucinato, flambé. Forse è quello che sotto e sopra desidera, perché guidare il Pd è impresa da matti, da lettino freudiano, da seduta collettiva di autocoscienza, da direzione permanente, pensosa (e rissosa) assemblea, tumulto democratico, programma intellettuale, piattaforma (di lancio) e statuto come opera in fieri, festival del politicamente corretto e di certa  supercazzola progressista, un faccia a faccia con Barbara d'Urss (fu Urso), il pasticcio delle donne del partito tenute fuori dalla stanza dei bottoni, la puntualità della pratica che contraddice la teoria, l'imbarazzante scopiazzamento di idee che sono sorpassate e le etichette messe sullo scaffale di un supermercato politico pieno di ragnatele, tutto rigorosamente ai confini della realtà. E poi, sia chiaro, Zingaretti ha fallito l'aggancio con quella cosa chiamata appunto realtà.

Zingaretti non è l'unico piatto rotto della scena matrimoniale democratica, ma sulle sue spalle ricade la storia del Pd dell'ultimo anno, l'azzardo morale di mettere in piedi un ribaltone con i Cinque Stelle invece di optare la via maestra delle elezioni (che sarebbero andate bene per il Pd, allora). La fine dunque era ampiamente prevista, un copione collaudato della politica. Poi ci sono le resurrezioni, ma questa è un'altra storia che spesso va di pari passo con gli accanimenti terapeutici.

Il Partito democratico ha avuto 8(10 con i bis) segretari (di cui 3 reggenti) in 14 anni di vita (Segretari: Walter Veltroni, Dario Franceschini, Pier Luigi Bersani, Matteo Renzi, Nicola Zingaretti. Reggenti: Matteo Orfini, Guglielmo Epifani, Maurizio Martina). Bastano questi numeri per comprendere la portata del fenomeno paranormale dei dem. 

L'operazione Draghi ha avuto effetti di sistema enormi: 

1. La Lega ha impresso una svolta moderata e europeista alla sua linea votando il Recovery Fund, richiamandosi alle regole di Bruxelles sull'immigrazione, mettendo a disposizione di Draghi - senza condizioni - la sua “miglior”(!!!) squadra ministeriale e oggi il partito sul quale si ponevano dubbi, è il fattore di stabilità (insieme a Forza Italia) del governo del professore;

2. Il Movimento Cinque Stelle è finito a pezzi, scisso in atomi che non si ricompongono, con Giuseppe Conte destinato (da Grillo) a fare il capo del Movimento e dunque a andare in concorrenza diretta con il Partito democratico sul suo bacino elettorale (come si vede chiaramente dai primi sondaggi). Altro capolavoro del Pd, allevare il soggetto venuto dal nulla, farne un'immaginetta dem (dopo esser stato il premier di un governo sovranista con i pentastellati e la Lega della linea dura sull'immigrazione) tesserne lodi, considerarlo indispensabile per poi ritrovarselo contro nell'arena elettorale; 

3. Forza Italia è tornata in gioco, la linea moderata, europeista, che Berlusconi ha dato al partito dal voto del 2018 in poi, ha avuto il risultato di rimettere i voti di quel partito a disposizione di un progetto politico d'emergenza, con la regia del Capo dello Stato e l'arrivo di un civil servant come  Draghi(che un neutro non è) a disposizione non solo dell'Italia, ma dell'Unione europea;

4. LeU, un partito che è un microcosmo, si è spaccata tra governisti e antagonisti, ciò ne segna de facto la fine politica, è solo una questione di tempo;

5. Il Partito democratico è allo sbando, il segretario si è dimesso, non c'è un candidato possibile ora, il correntismo ha divorato il partito, c'è il tumulto nei territori con i sindaci che contestano il centralismo romano e due regioni chiave per l'elezione di qualsiasi segretario, Toscana e Emilia Romagna, che sono in netta divergenza con la leadership attuale;

6. Il centrodestra nel suo complesso ha riacquistato tono, scopo e consensi, il blocco Lega-Fratelli d'Italia-Forza Italia guadagna nei sondaggi, è maggioritario nel paese e si proietta a vincere le elezioni nel 2023.

Le cose, naturalmente, sono destinate a cambiare, ma la direzione per ora è questa. Il governo Draghi è una "macchina" di fabbricazione speciale, una creatura che compare solitamente nei periodi eccezionali della nostra storia destinata a lasciare il segno e aprire un'altra stagione politica, è una rivoluzione profonda non solo degli assetti politici, ma del terreno ideale calcato dai partiti e dalle loro leadership. Nel frattempo, si stanno disponendo i pezzi sulla scacchiera, sta arrivando a grandi falcate e con il rumore dei tamburi il nuovo ordine del coronavirus.

PS: so’ tempi  modesti  nel  campo  “progressista”: precipitato nell'irrilevanza del suo pensiero politico, piaccono le poltrone, non ci sono  idee  di contemporaneità, esperienze e illusioni fuori tempo di leadership modeste. La sequenza  ,per stare al solo PD(ma anche il m5s non è male, ehe) è da guinness dei fiaschi politici: "O Conte o morte" (morte), "mai più con Renzi" (con Renzi), "La carta Draghi non c'è" (toh, Draghi), "siamo il partito delle donne" (zero donne), "ora facciamo l'intergruppo" (è morto in culla, poverino), "Conte candidato a Siena" (i toscani l'hanno preso a sportellate), "mi raccomando, il perimetro" (e si sono ritrovati con la Lega al governo). 

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