E siamo arrivati al dunque..
L'attenzione sui nomi rischia di far perdere di vista il significato di quello che sta accadendo: siamo di fronte a una gigantesca operazione politica. Non ne conosciamo gli esiti, naturalmente, ma è indubbio che il primo atto sia stato uno sparo nel buio: i partiti che si sono sempre combattuti uniscono le forze intorno alla guida carismatica di una personalità tra le più stimate e influenti della scena internazionale. Tutto questo non è scontato, le probabilità che potesse accadere fino a qualche giorno fa erano remote, il destino sembrava essere ancora (e lo sarà, in futuro, di nuovo) quello degli eterni guelfi e ghibellini che si combattono. Siamo di fronte a un mix unico.Draghi sa che su di lui ci sono aspettative gigantesche, sa che la realtà della politica è dura, cinica e crudele, sa che sarà dileggiato e offeso, sa che Alcide De Gasperi fu dimenticato dal suo partito, sa che Luigi Einaudi fu sempre inascoltato, sa che gli italiani disarcionano sempre il cavaliere bianco, sa che oggi sei stella e domani polvere, sa che da questo momento è un uomo solo, respirerà questa solitudine tante volte nel suo studio a Palazzo Chigi, catturato dall'ingranaggio del potere, sa che sulla sua biografia ora c'è la parola "sacrificio". Solo Conte non lo ha capito.. . La dialettica di Carl Schmitt, l'amico/nemico è sospesa, e la grande sfida che hanno davanti i ministri è quello di imparare a lavorare insieme a quello che i latini chiamavano "hostis", il nemico. Per nessuno dei partiti coinvolti non ci sarà una seconda possibilità e non avranno neppure una terza via, saranno sospesi tra bene e male e questa esperienza li segnerà per sempre.Vorrei solo fare due annotazioni che riguardano PD e M5S
Il grande limite del Pd risiede in una totale assenza di visione politica alternativa, di conoscenza dei problemi, di comprensione dello spirito del tempo. Un partito che mette la figura di Giuseppe Conte come propria irrinunciabile bandiera ha evidentemente un problema di fondo da risolvere: la sua cultura. L'orizzonte del Pd oggi comincia al Nazareno e finisce negli uffici di Bruxelles. Il mondo è decisamente più grande e va oltre i ministeri. Il risultato della brillante operazione messa in piedi dal gruppo dirigente dem è il seguente: è caduto l'uomo del "mai più senza" (il premier), è caduto colui che ne sosteneva l'azione politica con la catapulta del debito pubblico (il ministro dell'Economia), sono obtorto collo con la Lega al governo e devono pure far finta che Draghi sia una loro soluzione e non invece la formula alchemica della crisi aperta dall'arcinemico, Matteo Renzi. Il segretario Nicola Zingaretti ha provato a correggere la rotta, ma al Pd servono strumenti che sembra non possedere, l'iniezione di linfa vitale, nuovo pensiero critico, non la solita minestra riscaldata che perde tutti i pezzi della contemporaneità. Potrebbe essere proprio lui, Zingaretti, a organizzare la trasfusione? Boh. E deve farlo prima che sia troppo tardi, perché l'alleanza con i Cinque Stelle è chiaramente a perdere, funziona in questo Parlamento ma nel paese è minoritaria.
Risultato: dopo oltre 120 miliardi di nuovo debito pubblico, il Pd ha perso Giuseppe Conte (hanno insistito talmente tanto con lui che ora gli va intestato tutto, pochette compresa) e Roberto Gualtieri (uno storico di Togliatti sulla scrivania di Quintino Sella) in un colpo solo e non ha certo guadagnato qualcosa, visto che Guerini e Franceschini c'erano già e Orlando è solo un cambio di guardia zingarettiana. Coriandoli e carnevale. Il Pd oggi non è rappresentato dai suoi politici, ma dalle tecnostrutture che di fatto ne condizionano le mosse, ci sono i capi di gabinetto e i dirigenti dei ministeri, la fascia alta brussellese al comando delle operazioni ma, con tutto il rispetto, la politica è un'altra cosa. E passo al “ governista” Grillo.
I Cinque Stelle hanno salvato la baracca con un ministero, quella della "Transizione energetica" - in cui secondo me non toccheranno palla ed affidato da Draghi a un fisico, Roberto Cingolani, che non è un teorico ma conosce bene i problemi dell'impresa (ottima scelta…). Beppe Grillo ha (ri)dipinto di verde il partito e non si può dire che questa sia un'idea balzana, tutt'altro. Il problema dei Cinque Stelle è che quando si passa dagli slogan all'execution le cose non tornano mai e si oscilla tra il nulla e…...(aggiungete a piacere) È rimasto agli Esteri Luigi Di Maio e certo che sappiamo che non si tratta di Henry Kissinger, ma è altrettanto evidente che la politica estera la farà Mario Draghi, dunque la stabilità del governo val bene un Luigi alla Farnesina, occorre un po' di realismo, la politica si fa con quello che c'è non con il sogno di avere al tavolo di Palazzo Chigi Winston Churchill e Robert McNamara, noi siamo questo. Dice:ha vinto l'ala governista e Draghi ha fatto bene a agevolare l'operazione tingendo di verde il suo programma (cosa tra l'altro che va fatta perché richiesta dal Recovery Fund). I Cinque Stelle pagano in ogni caso un prezzo altissimo: via Bonafede, via Azzolina, la certificazione dei guai della Giustizia e dell'Istruzione. Resta Patuanelli, ma non al Mise (dove va non a caso il solido Giorgetti, ben noto a Draghi), trasloca all'Agricoltura, ministero in ogni caso molto importante per l'identità culturale del paese (filiera alimentare e molto altro). I Cinque Stelle resteranno uniti? Alessandro Di Battista potrebbe fare la sua "Rifondazione Cinque Stelle", un bertinottismo pentastellato, vedremo se e quando, ma uno smottamento del gruppo parlamentare è da mettere in conto. Il cedimento potrebbe dare un altro vantaggio competitivo alla Lega di Salvini. Grillo? Aveva davanti lo spettro dell'implosione e l'ha evitata. Beppe sa bene di aver dato vita tanti anni fa a un movimento “pazzo”, ma con uno strato di realtà che affonda le sue radici nella crisi italiana, nell'assenza di reddito e futuro. Alla fine Grillo è quello che là dentro ha più testa di tutti. Ed ora.
Post scriptum: Giuseppe Conte? Candidato a tutto per una settimana, ma la realtà è fin troppo evidente: senza lo charme della poltrona è una storia finita. Ha bisogno di un posto e nell'Italia che dimentica tutto, lo otterrà? Non credo.