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A Sepino i Sanniti opposero maggiore resistenza a Papirio

Tito Livio racconta la disastrosa battaglia di Sepino in cui morirono settemilaquattrocento Sanniti. .

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PAPIRIO AD SAEPINUM MAIOR VIS HOSTIUM RESTITIT

NON E’ ANCORA DEL TUTTO CHIARO A COSA SERVISSERO LE POTENTI MURA MEGALITICHE DEI SANNITI.

Probabilmente servivano a difendere soprattutto le greggi nei periodi di pace.

Quando furono usate per difendersi dai Romani divennero vere e proprie trappole militari.

Perciò, per proteggerle, i soldati sanniti si schierarono intorno alla rocca e non dentro.

SAIPINS Terravecchia di Sepino.

Un sistema difensivo abbastanza complesso e di particolare importanza anche per la comprensione del funzionamento delle rocche sannitiche è quello detto di Terravecchia nel territorio di Sepino.

Tito Livio ci aiuta a capire meglio dell’uso delle cinte fortificate (che egli definisce come vere e proprie città chiamandole urbs) quando riferisce che Papirio a Sepino trovò la maggiore forza del nemico.

Siamo ormai nel 293 a.C. alle ultime fasi della conquista romana del Sannio e l’esercito che operava in questa parte del Sannio pentro era guidato da Papirio Cursore.

Livio racconta che si combatté a volte con gli eserciti schierati, altre volte muovendo in colonna, altre volte girando attorno alla cit­tà stessa per impedire ai nemici di uscire, eppure non era un assedio, ma una guerra con forze eguali; infatti i Sanniti non si difendevano grazie alle mura, quanto piuttosto proteggevano le mura con la forza e con le armi.

Alla fine, continuando a combattere, Papirio costrinse il nemico a entrare all’interno della città e con la forza e con i mezzi di assedio espugnò la città.

Perciò, esasperati per la lunga battaglia, nel prendere la città vi fu una strage maggiore; circa settemilaquattrocento furono i morti, meno di tremila i prigionieri. Il bottino, poiché molte cose dai Sanniti erano state raccolte in poche città, fu concesso ai soldati.

La cinta muraria di Terravecchia si riconosce ancora oggi interamente anche se, secondo il solito, è stata pesantemente manomessa.

Ha una forma vagamente trapezoidale per seguire la conformazione apicale della collina. I tratti di muro tendono alla regolarizzazione secondo i suggerimenti naturali e, rispetto alle altre cinte murarie del territorio, hanno la particolarità di una consistente elevazione dei setti murari.

La parte meglio conservata sul lato sud-occidentale, infatti, presenta due facce, quella interna a pietre più minute e quella esterna a blocchi megalitici, artificialmente elevata rispetto al piano di appoggio.

In altri termini, quasi tutte le cinte murarie sannitiche si appoggiano o regolarizzano parti di montagna in maniera da creare un piano di difesa già naturalmente sollevato rispetto al piano che resterà esterno ad esso.

Nel nostro caso il muro, che mediamente ha uno spessore superiore ai tre metri, è interamente sollevato dal terreno sia nella parte interna che in quella esterna.

E’ evidente che tal tipo di esecuzione deriva dalla circostanza della maggiore vulnerabilità del sistema difensivo da questa parte che, non essendo munita da scoscendimenti naturali, deve essere potenziata. In questo tratto di murazione ancora sopravvive la meglio conservata delle postierle sannitiche.

Il suo impianto rettangolare non presenta segni di cardini o di alloggiamenti particolari, sicché la sua chiusura doveva essere assicurata con elementi mobili non collegati ai blocchi lapidei. Rimane nella collocazione originaria la serie di architravi monolitici sui quali grava la muratura ciclopica per uno spessore di oltre tre metri.

Una seconda porta si riconosce dalla parte più vicina alla sorgente naturale esterna e una terza si apre in direzione orientale, in evidente connessione con i tracciati di fondovalle.

Una serie di terrazzamenti interni alla cinta muraria fanno immaginare una sistemazione di tipo urbanistico molto rozzo, ma con la presenza di una vera e propria arx circondata da podii che probabilmente erano utilizzati in maniera stabile per funzioni sacre.

Non vi sono dubbi che le abitazioni avessero il carattere della provvisorietà o che comunque fossero in legno.

La descrizione dell’assalto romano, come d’altra parte i racconti di altre battaglie, evidenzia che le cinte murarie sannitiche non avessero la funzione di protezione dell’area interna in rapporto ad eventuali azioni belliche. Sistemi difensivi isolati non hanno alcuna speranza di resistenza rispetto ad assalti di eserciti. Possono al massimo ritardare ma non impedire la sconfitta.

Il territorio può essere difeso solo in campo aperto e con gli eserciti schierati.

Le cinte murarie, invece hanno una funzione importantissima all’interno del proprio sistema. Ovvero costituiscono una difesa nell’ambito di una organizzazione sociale che presenta elementi di pericolo interno.

Perciò è improbabile che siano state realizzate per difendersi dalle invasioni romane.

D’altra parte la descrizione liviana della battaglia di Sepino è sinteticamente illuminante.

I sanniti, circa 10.000, non si attestano immediatamente all’interno della mura della città. Essi sono schierati fuori delle mura (come per la battaglia di Aquilonia) e sono i romani che con la forza li costringono a rifugiarsi all’interno.

Le cinte murarie, perciò, sono delle vere e proprie trappole nelle quali è difficile entrare, ma, soprattutto, è impossibile uscire.

Una volta accerchiata la città, i sistemi di assalto potevano essere lenti o immediati. Ovviamente le valutazioni sul tipo di attacco derivavano da vari fattori. Sicuramente se si fosse stati nel periodo estivo l’assalto finale sarebbe stato effettuato senza fretta, ma nel caso della battaglia di Sepino, come dirà più avanti Livio, le nevi avevano già ricoperto ogni cosa ed era impossibile resistere all’aperto (nives iam omnia oppleverant nec durari extra poterat).

Di qui la necessità di forzare la mano e di passare subito all’assalto con la forza e con operibus, ovvero con i mezzi speciali che, nel nostro caso, probabilmente erano semplicemente scale in legno non essendo pensabile l’uso di macchine complesse.

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