Antonio Cieri è stato assolto con formula piena perché “IL FATTO NON SUSSISTE”. Così ha sentenziato il giudice, dott.ssa D’Arcangelo, in linea con la proposta del Pubblico Ministero: Il FATTO NON SUSSISTE. Tanto ha dimostrato con la sua arringa chiara e logicamente argomentata l’avv. difensore Pierpaolo Andreoni. L’incresciosa vicenda ha avuto inizio il 10 luglio 2008. Il geom. Antonio Cieri, allora Responsabile dell’Ufficio Tecnico Comunale, messo a riposo e in cura da alcuni giorni, con certificazione del medico curante dott. Giuseppe Quinzii in un quadro clinico piuttosto complesso per aver subito già due interventi chirurgici e in uno stato depressivo, si recava in ambulatorio per controllo e ricetta medicinali. Durante il ritorno a casa, passando per Viale Remo Cieri, all’altezza della RSA, si sentiva chiamare ed entrava nell’immobile di proprietà comunale dove si realizzava un progetto finanziato dalla Comunità Montana “Alto Vastese”. Aveva appena scambiato qualche parola di saluto e informativa con la ditta che vi lavorava, quando sopraggiungeva il sindaco Andrea Venosini, accompagnato dall’assessore Antonio Antenucci e qualche dipendente della RSA oltre al titolare dell’impresa appaltatrice. Tutto in un attimo: il Sindaco contestava la presenza di Antonio Cieri, gli scattava delle fotografie con il telefonino, chiamava i carabinieri della locale stazione. Immediata la querela firmata da lui e dall’assessore. Accusa di truffa ai sensi degli artt. 56 e 640 1° e 2° comma n. 1 c.p. In sintesi con un certificato ritenuto falso dai querelanti e “con artifici e raggiri” Antonio Cieri avrebbe posto “in essere atti idonei diretti in modo non equivoco a procurare a sé l’ingiusto profitto della retribuzione delle giornate lavorative nelle quali egli era stato assente per malattia, con pari danno per l’Ente Pubblico”. Si coglie a volo l’infondatezza dell’accusa che, però, diventava un pretesto diabolico: se ne serviva il segretario comunale, dott. Aldo D’Ambrosio, per emanare il provvedimento di licenziamento con preavviso nei confronti del dipendente Cieri. A questi non rimaneva altro che la scelta del pensionamento. La causa di mobbing, per l’atteggiamento persecutorio dell’amministrazione comunale, è in corso. Anch’essa è stata sposata dall’avv. Andreoni, che si sente particolarmente coinvolto nel difendere Antonio Cieri da un comportamento ingiusto e aggressivo. L’avvocato, forte della veridicità dei certificati del medico curante e del dentista, ha puntualizzato nell’arringa difensiva la veridicità della malattia. Se ci fossero stati dubbi, la Procura avrebbe dovuto incriminare di falso il medico curante e il dentista. Se malattia c’era, come c’era, manca assolutamente il dolo, quindi la truffa. E poi…Antonio Cieri si era trovato in un cantiere di proprietà comunale e, giacché la pratica sarebbe passata per le sue mani, avrebbe meritato piuttosto un apprezzamento per il suo zelo. E invece il sindaco Venosini accusava Antonio Cieri di impartire direttive alla ditta Valentini che, nella sua testimonianza, ha smentito: nessuna direttiva. Smentita ripresa dal Pubblico Ministero: Cieri, tra l’altro, non aveva in mano alcun documento per dare direttive. La notizia dell’assoluzione ha fatto in un baleno il giro del paese –e non solo- accolta da una generale soddisfazione: la giustizia c’è!