Immaginiamo la scena che ci viene posta dal Vangelo.
Oggi è domenica, una giornata di festa. Che bello! Per i ragazzi niente scuola. Chissà che cosa staranno facendo adesso i ragazzi, i giovani, le persone più adulte? Saranno in piazza, davanti al bar, o piazzati davanti alla televisione o al computer, chattando su facebook o su altro social network…oppure stanno giocando, parlando, discutendo con qualcuno.
Noi, invece, siamo qui in Chiesa. Niente tv, niente computer, niente giochi. Ma che furbi! Potevamo "saltare" la Messa e andarci a divertire da qualche parte. Ovviamente nessuno, però, ci ha obbligati, ci ha trascinati per le orecchie per venire fin qui. Almeno lo spero. Se siamo venuti è per dire a Gesù: "Che hai di bello da raccontarci e da dirci oggi?". Ma anche per dirgli grazie delle tante cose che ci dona ogni giorno.
Forse non ci pensiamo spesso: ma stiamo "copiando" un gesto che faceva anche Gesù. Il sabato, dai 12 anni in poi, usciva presto di casa insieme a mamma Maria e papà Giuseppe, con il vestito profumato di bucato. Avrebbe potuto fermarsi a giocare con i compagni sulla piazzetta di Nazareth. Invece andava diritto alla Sinagoga.
Si sedeva con gli uomini sui sedili di pietra sistemati lungo le pareti della grande sala. Le donne, poverine (c'era ancora del razzismo nei loro confronti), rimanevano in piedi sulla porta d’ingresso. Gli occhi di tutti erano fissi su una nicchia di legno della parete di fondo. Conteneva il rotolo della Legge, cioè i primi cinque libri della Bibbia (Pentateuco).
L’inserviente lo prendeva e invitava uno del pubblico a leggerne una pagina. Il "don” di turno (oggi io) faceva poi la predica. C'era chi lo ascoltava con molta attenzione, chi un po' meno, come succede qualche volta anche tra noi.
In questa "chiesetta" (Sinagoga) del suo paese Gesù vi ritorna alcuni anni dopo, come ha appena raccontato il Vangelo. È diventato ormai un bel giovanotto. Ritorna da una "tournée" in Palestina dove ha scaldato il cuore dei suoi primi discepoli, dei primi fans.
Oggi "la predica" spetta a Lui, a Gesù. Legge ad alta voce una pagina del profeta Isaia. Appena l'ha terminata, dichiara: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato!».
Potremmo dire che è una notizia-bomba, da apertura di un telegiornale "in edizione straordinaria". La gente, sfinita e stanca di soffrire, si aspettava questa boccata d'ossigeno. E pensa: "Ma come è possibile? Siamo finalmente liberi?”.
Se lo immaginano già con la spada in mano, pronto a tagliare a fette gli invasori: "O farà questo…oppure sarà il solito cantastorie ...".
Gesù è lui o non è lui? È lui il Messia inviato da Dio?
La vita, infatti, dopo quella "predica", andrà avanti come prima. Gli applausi, allora, si trasformeranno in insulti, le parole di stupore in condanna a morte.
E dire che se avesse voluto godersi un po' di gloria in più, avrebbe spazzato via con un soffio i Romani. Lui, però, era contro ogni violenza. Avrebbe potuto cancellare le malattie, la schiavitù, le ingiustizie.
Ha preferito, invece, fare un'azione molto più importante: dare la vera libertà che prende tutta la persona, fin dentro l'anima, con il perdono dei peccati.
Si è dato da fare per aiutare i poveri, restituire la vista ai ciechi e l'udito ai sordi. E ha fissato l'appuntamento decisivo al mattino di Pasqua.
Gli abitanti di Nazareth non l'hanno capito. Non sono gli unici. Anche noi tante volte ci comportiamo come loro. Sentiamo tante prediche, ci passano sopra la testa e noi non cambiamo mai. Eppure anche attorno a noi ci sono persone da «liberare»: compagni che hanno difficoltà a scuola e non trovano mai nessuno pronto ad aiutarli a studiare; bambini, famiglie che a stento riescono a fare il pranzo o la cena perché si è arrivati in una condizione di povertà; piccoli immigrati che nessuno invita perché si ha un po’ di paura; nonni, prigionieri della solitudine, perché figli e nipoti li lasciamo soli; mamme e papà che fanno da schiavetti ai bambini super viziati e capricciosi…Per caso, entriamo anche noi in questa lista che potremmo allungare a lungo? Perché ci tiriamo indietro o facciamo finta di non vedere e non sapere? Ci comportiamo così perché? Ci fa’ comodo: non dobbiamo scomodarci e prenderci troppi fastidi; che ci guadagniamo ad aiutare gli altri? Noi adulti spesso diciamo: "Nessuno fa’ niente per niente"; viviamo troppo concentrati su noi stessi (prima vengo io, e poi gli altri…ovviamente se ne avanza); non siamo "liberi dentro": siamo schiavi anche noi delle mode, dell'aria che tira (avvelenata dal menefreghismo); e poi ci devono pensare gli altri (il Sindaco, la Parrocchia, i volontari...); "oggi" abbiamo altre cose a cui pensare.
Per concludere: Gesù che cosa ci vuole dire oggi, cosa farebbe al nostro posto? Ci verrebbe a dire che tutto quello che è accaduto più di duemila anni fa, accade ancora oggi! Solo questo ci deve interessare! Vivere la realtà come occasione di cambiamento, di conversione. Ci ricorderebbe, ancora, che qualcosa però possiamo fare per far più bella la vita "adesso, oggi, ora": essere in pace e cercare di far pace con qualcuno, aiutare le persone in difficoltà, smetterla di fare le ripicche e pensando di essere i migliori, i salvatori della patria...Questi sono piccoli gesti che si trasformeranno in una "bella notizia" per tante persone e sicuramente anche per noi.