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“Essere figli amati del Padre”

“Essere figli amati del Padre”

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La festa del battesimo di Gesù continua la serie delle manifestazioni del Signore. Il 25 dicembre Gesù si è manifestato a Maria, a Giuseppe e ai pastori; il 6 gennaio ai Magi; oggi si manifesta, sulle rive del Giordano, a Giovanni e al popolo d'Israele, nella persona del figlio di Dio, si è confuso tra gli uomini, come ogni uomo peccatore in attesa di ricevere il battesimo di penitenza. Immaginiamo la scena: Giovanni Battista vede venire verso di lui Gesù. Il Signore non rimane distante; non aspetta che siano gli altri a compiere il primo passo. Aspettare può apparire equilibrato, giusto, prudente. Perché mostrarci indifesi andando incontro? Come saremo accolti? Perché io e non lui? La considerazione di sé, impaurita dall'incontro con l'altro, induce a stare fermi. Gesù non aspetta il momento opportuno; non si decide solo dopo avere verificato i risultati ed essere sicuro della risposta. Si umilia. Viene incontro ad ognuno così com'è. Non si fa annunciare o precedere da segni imponenti. Noi spesso siamo alla ricerca di un incontro straordinario e disprezziamo l'incontro concreto, umano, perché questo chiede vigilanza, sensibilità, accoglienza. Gesù viene; ma non è una magia. 

L'evangelista Luca, con il suo stile narrativo sempre carico di simbolismo, nota che Giovanni vede venire Gesù verso di lui: “ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali”. È Gesù che "viene verso" Giovanni, non viceversa. Non sono gli uomini ad andare incontro a Gesù; è Lui che viene incontro a noi.

Questo è il mistero che abbiamo celebrato nel Natale, quando Gesù si è fatto uomo ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. Noi, peraltro, siamo così poco abituati ad andare incontro al Signore, che quando il Figlio di Dio viene su questa terra neppure l'accogliamo: "Venne tra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto"(Gv 1,11). L'apostolo Paolo a Tito (nella II Lettura), a sua volta, con grande chiarezza ci descrive che la salvezza è opera della misericordia del Padre e si compie nella persona di Gesù Cristo: “egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo, che Dio ha effuso su di noi in abbondanza per mezzo di Gesù Cristo…” (Tt 3,5-6).

Il Signore Gesù si è fatto carne per noi, per abitare in mezzo a noi, per farsi nostro fratello, amico, salvatore. 

Gesù non ci ha portato l’odio, il rancore: ma ci ha portato l’amore vero! Un amore grande, un cuore aperto per tutti noi! Un amore che salva e perdona sempre! 

Anche noi dobbiamo metterci alla scuola del Battista per accorgerci di Gesù che viene accanto a noi. Ma come? È sufficiente ascoltare il Vangelo con il cuore. Proviamo, e vedremo il Signore avvicinarsi. Lo vedremo come un “Agnello che toglie i peccati del mondo”; lo vedremo come Colui che prende su di sé la nostra fatica, la nostra angoscia, le nostre croci, i nostri dubbi, le nostre incertezze, i nostri peccati. Tutti noi abbiamo bisogno, allora, di una conoscenza più profonda e personale del suo mistero di amore.

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