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“Il vero nutrimento della nostra vita è una Persona: Cristo”

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Dio non abbandona Israele dopo la liberazione, durante il difficile cammino nel deserto. Da' il pane dal cielo a un popolo che mormora verso il Signore: «lo sono il Signore vostro Dio»: l'unico Dio che salva e che conduce quel popolo secondo il suo disegno.

Riusciamo a comprendere che coloro che vivono per strada non sono persone da sfuggire, da evitare, ma sono fratelli da amare e aiutare? 

Nella seconda lettura S. Paolo ci dice che chi conosce Gesù, ossia chi fa' esperienza di Lui - come il cristiano che ha creduto e ha ricevuto i sacramenti - non può continuare a condurre una vita come prima. Ci dice S. Paolo di “abbandonare l'uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli e a rivestirci dell’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità”.

Chiediamoci: fare esperienza di Gesù significa amarlo. Come abbiamo conosciuto Gesù? Come corrispondere al suo amore? 

Nel Vangelo appena ascoltato abbiamo visto questa scena: il lago si è riempito di barche e di speranze, l’incontro germoglia di domande. “Rabbì, quando sei venuto qua?”.Ti stiamo cercando, perché ti nascondi? E Gesù svela la sua distanza: molto di più di un lago c’è di mezzo tra me e voi... l’Incompreso (Gesù), è sempre sull’altra riva.

Ma non si arrende. Lui che ha sfamato la folla, ora vuole svegliare un’altra fame, per un pane diverso.

“Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?”.La risposta è sorprendente: credere, aderire.

Oggetto del credereè Gesù di Nazareth, è una Persona.Noi gli abbiamo creduto: siamo stati con Lui, Lo abbiamo seguito.

Crederevuol dire adesione totale, coinvolgimento totale della propria persona con quel Fatto, ma con fede pura: “Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati”.

La folla pone la terza domanda: “Quale segno (ancora non hanno capito!) tu compi perché vediamo e ti crediamo? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto”. Ma tu che cosa ci dai?”.Gesù risponde cambiando i tempi, dal passato al presente, dal Sinai al lago di Galilea, e gli attori: “non è Mosè che vi ha dato il pane del cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero”.'Dio dà'. Due parole semplicissime eppure sono la chiave di tutto il Vangelo. Dio non chiede, Dio dà. Dio non pretende, non esige, Dio dà. Non dà pane in cambio di potere. Dà per primo, senza niente in cambio, in perdita. Dio dà la vita. A noi spetta però aprirci, accogliere, dire di sì, credere.

“Io sono il pane della vita, chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!”.Il pane indica tutto ciò che ci mantiene in vita. Indica amore, dignità, libertà, coraggio, pace, energia. Noi viviamo di pane e di sogni, di pane e di bellezza, di pane e di amore, entrambi necessari per la vita quotidiana. Gesù è colui che mantiene viva questa vita: Dio è amore e riversa amore; Dio è luce e dilaga luce da lui; Dio è eterno e l’eternità si insinua nell’istante. Gesù annuncia la sua pretesa più alta: io faccio vivere! Ho saziato per un giorno la vostra fame, ma posso colmare tutta la vostra vita. L’uomo nasce affamato, sempre alla ricerca. Ed è la sua fortuna: non può vivere senza andare alla ricerca del Mistero. 

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