(At 1,1-11; Sal 46; Ef 4,1-13; Mc 16,15-20)
L’ultimo appuntamento di Gesù ai suoi discepoli è su di un monte in Galilea che Lui aveva indicato, la terra dove tutto ha avuto inizio. I monti sono come indici puntati verso l’infinito.
Gesù lascia la terra con un bilancio passivo: gli sono rimasti soltanto undici uomini impauriti e confusi che stanno a fissare il cielo, e un piccolo gruppetto di donne tenaci e coraggiose.
Lo hanno seguito per tre anni sulle strade di Palestina, non hanno capito molto ma lo hanno amato molto, e sono venuti tutti all’appuntamento sull’ultima montagna e gli domandano: “Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?”. Lui parlava del regno di Dio, loro capivano il regno d’Israele. E invece di restare con loro, Gesù se ne va! Con un atto di grande fiducia negli uomini dice: “Ce la farete!”.
E questa è la sola garanzia di cui Gesù ha bisogno. Ora può tornare al Padre, rassicurato di essere amato, anche se non del tutto capito, e sa che nessuno di loro lo dimenticherà.
Ecco dunque cos'è accaduto: con l'Ascensione il Signore comincia un nuovo modo di essere presente nel mondo. Gesù è l’assente che è un ardente presenza.
Egli è qui, è qui ora: questa è l'affermazione centrale, il cardine della fede. E risorto, è tra noi!
Non più il volto, l'umanità di Gesù di Nazareth ma la compagnia, l'amicizia di quel gruppetto di apostoli, la Chiesa!
“Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”:è qui anche ora.
Tutta la nostra forza, il segreto della nostra capacità di cambiare il mondo, la famiglia, il paese, il luogo di lavoro, sta in questa consapevolezza, che è la fede: Egli è qui. Gesù se ne va, ascende al cielo ma vuole restare realmente presente, vicino, attraverso noi, per mezzo del nostro cuore, volto, parole e nomi.
L'unico vero compito, la missione più affascinante della vita è permettere al Signore di rivelarsi al mondo attraverso di noi! La presenza Sua è attraverso il segno della Chiesa. Che ciò accada è anzitutto una questione di amore.
Davvero ogni altro potere è ridicolo al confronto di quello di Cristo, perché il Suo è un potere sui cuori, perché, di fronte a Lui, noi siamo assolutamente amati e liberi.
Amore e libertà, perché l'amore vero fa crescere la libertà, non è mai un possesso. Amore e libertà son due parole che l'uomo non riesce mai davvero a realizzare insieme, perché l'amore umano tende a trasformarsi inevitabilmente in un potere. Anche il più puro amore è «pervaso» dalla pretesa e dal calcolo. La testimonianza a Cristo è il potere che Lui ha sul nostro cuore. Questo, allora, dobbiamo fare: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura”.“Proclamate, annunciate”. Nient’altro.
Non dice: organizzate, occupate posti importanti, emanate leggi, ma semplicemente: “Proclamate”.
Che cosa dobbiamo proclamare? Il “Vangelo”.Non le mie idee, non la soluzione di tutti i problemi, non una politica o una teologia migliori: solo il Vangelo, la storia di Gesù Cristo.
«Cristo vive in me» e perciò tende ad investire e a trasformare tutta la nostra vita.