“Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro: Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato”. (At 4,8-10). Queste parole risuonano decise anche oggi, alle nostre orecchie. Pietro non scarica le accuse su qualcuno o su qualche gruppo in particolare; non accusa solo i giudei, l'apostolo accusa tutti. Tutti erano stati corresponsabili, chi per paura, chi per indifferenza, chi per tradimento, chi per distrazione. E tutti, in fondo, per lo stesso motivo: "salvare se stessi e la propria tranquillità". L'unico che non ha salvato se stesso è stato Gesù, per questo Dio è intervenuto e lo ha strappato dalla morte. La resurrezione è tutta di Dio.
“Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo. In nessun altro c’è salvezza…”.
La nostra salvezza è Cristo e il suo Vangelo, che ci tocca il cuore e lo "riscalda", ma non quando ci sentiamo buoni, sensibili, religiosi, bensì quando avvertiamo la nostra distanza da Dio, quando sentiamo il bisogno di aiuto, quando siamo nel dubbio, nella nostra fragilità.
Ed è proprio la coscienza della propria debolezza e della propria cattiveria che spinge a chiederci: "Cosa dobbiamo fare?". Non dobbiamo dire: "Cosa devono fare gli altri", bensì cosa dobbiamo fare ognuno di noi. La risposta è nel Vangelo: seguire Gesù, il buon pastore. Il Vangelo parla di un recinto per le pecore, di mercenario.
“Il mercenario, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore”.
C'è chi entra nel recinto per vie traverse: costui, il “lupo”, il ladro, il brigante, si insinua nella notte della paura e della debolezza, per portarsi via il cuore dei discepoli, per fiaccare la loro vita. C'è invece chi entra nel recinto per la porta: è il pastore delle pecore,“conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me".Nelle prime apparizioni Gesù ha trovato le porte del cuore dei discepoli chiuse per la paura e l'incredulità. Ora la porta si apre, il pastore entra e “chiama le sue pecore ciascuna per nome, le conosce e dà la vita per loro, si prende cura di loro perché a Lui importa di loro”. Questa è la parola del Risorto che chiama per nome Maria mentre sta piangendo davanti al sepolcro; è la parola che chiama Tommaso perché non sia più incredulo ma credente; è la parola che chiede a Pietro, "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?". È una voce diretta che chiede una risposta altrettanto diretta. Non è una voce estranea. È la voce dell'Amico. Essa non conduce in un altro recinto ma ci rende liberi da tutto per essere schiavi di una cosa sola…dell'amore. Verso tale amore Gesù ci conduce. Egli cammina innanzi a noi e ci porta verso questo pascolo verde: "Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza".