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La nostra vita da risorti è una vita piena di comunione con Dio e tra di noi

Commento al vangelo

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XXXII Domenica del Tempo Ordinario C

Vangelo: Lc 20,27-38

Dopo la festa dei santi e il ricordo di tutti coloro che sono morti, la liturgia di questa Domenica insiste ancora sul mistero della vita oltre la morte. Oggi siamo chiamati a riflettere sul nostro futuro. Immaginiamo il mondo fra 100 anni. E noi dove staremo? Sì, noi fra 100 anni saremo tutti santi, ma si è santi grazie al Battesimo e perché crediamo in un Dio dei vivi e, anche, è nostro desiderio e nostra volontà raggiungerlo…dobbiamo impegnarci a crescere nella santità.

"Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi"

Il brano del Vangelo fa’ riferimento alla discussione nella quale i Sadducei (movimento religioso d’intellettuali, che negavano la risurrezione dei morti) tentano di dimostrare a Gesù che la fede nella resurrezione dei morti, condivisa anche dai farisei, è inaccettabile perché porta a conseguenze ridicole.

I Sadducei domandano a Gesù: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”.

E riportano l'ipotetico caso di una donna la quale ha dovuto sposare sette fratelli, morti l'uno dopo l'altro, senza che nessuno le abbia dato un figlio. Alla fine muore anche la donna. "La donna dunque,  chiedono i sadducei a Gesù, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie".

Oggi, noi non facciamo questo tipo di domande; siamo forse un po' più furbi. Nel migliore dei casi suggeriamo di tacere su ciò che non vediamo e non conosciamo.

Il filosofo Wittgestein, suggerisce un saggio principio: "di ciò di cui non si può parlare, si deve tacere"; in altri termini: della vita oltre la morte – ci sia o non ci sia, come sia e come non sia – sarà bene che gli uomini ne parlino il meno possibile. Nessuno infatti ne ha esperienza diretta.

Se parliamo della vita oltre la morte, non lo facciamo attingendo dalla nostra esperienza, più o meno fantasiosa, ma solamente mediante la nostra fede in Dio. Solo Lui, apre agli occhi della nostra mente e del nostro cuore, la strada che ci separa dall'eternità.

Se dovessimo trovare un esempio per cercare di esprimere il rapporto tra la nostra vita e la vita eterna, prenderemmo, come esempio, la vita del bambino dentro il seno della madre e la sua vita quando esce dal seno materno. Cosa può comprendere il bambino, mentre è nel seno materno della vita che accade fuori? Quasi nulla. Similmente, cosa possiamo dire noi della vita oltre la morte? Nulla, se la fede non ci venisse incontro. Ebbene, nella risposta ai sadducei Gesù viene ad aprirci la mente: "I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo non prendono né moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione dai morti, sono figli di Dio".

La nostra vita da risorti è una vita piena di comunione con Dio e tra di noi, senza lacrime, amarezze e affanni.

Se noi siamo figli della resurrezione fin da ora – come dicevamo domenica scorsa – potremmo dire che il Paradiso inizia già su questa terra, quando cerchiamo di vivere secondo il Vangelo. Amen!

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