Si sa che maggio è il mese delle cerimonie e durante questo periodo, nelle nostre parrocchie, si celebrano matrimoni e Prime Comunioni. Fra i ricordi più belli e nostalgici che ripongo nelle pieghe della mia memoria rivedo ‘za Rusunell Pilid’ore, (allora le persone venivano appellate ancora con i nomignoli attribuiti alle famiglie di origine): una donna dolcissima, sempre pronta alla battuta, magari “condita” con qualche aggettivo non sempre ripetibile, che in occasione di questi eventi, allora non solo importanti, ma vissuti dalla comunità intera, veniva invitata nelle case dei festeggiati per dare una mano in cucina.
Durante i lunghi pomeriggi d’estate, quando il sole picchiava forte e magari non si aveva più voglia di giocare a nascondino, bastava uno solo di noi che lanciava la proposta e si andava tutti a casa di zia per prendere il “caffe”: uno strano miscuglio fatto con orzo, zucchero e acqua, rigorosamente in tazzina e tutti noi ragazzi del quartiere ci sentivamo grandi.
Tirava fuori il suo “librone”, che solo molti anni dopo scoprii che era il più classico dei libri di fiabe per bambini dei fratelli Wilhelm e Jacob Grimm, e incominciava con i suoi racconti fantastici: a quei tempi quasi nessuno dei nostri genitori riusciva a sedersi con noi per raccontarci delle storie, il lavoro era pesante, poco retribuito ed impegnava tutte le loro energie, quindi per noi ragazzini erano momenti fantastici quelli trascorsi sul “prancatello”, come si chiamavano una volta i terrazzini e le logge esterne delle abitazioni.
I racconti erano a volte in un italiano quasi perfetto, a volte in dialetto, addizionato con termini piuttosto “arcaici” dei quali non sempre si capiva il senso, ma per una sorta di pudore, nessuno interrompeva; si rimane sospesi quando la sera scendeva e si sentivano da lontano i richiami dei genitori.... Il giorno dopo si ricominciava, solo dopo però aver ricevuto una lezione di solfeggio oppure di gergo bandistico: sorella di 3 bandisti (e chi non aveva almeno un musicante in famiglia a Casalanguida?), amava la musica ed il buon vino come loro, ma per una ragazza, all’epoca, era impensabile avviarsi alla carriera musicale.
Sposata giovane si trasferì ad Atessa per seguire suo marito, che però si rivelò presto un uomo violento e scansafatiche: la zia non ci pensò più di tanto, raccolse le sue poche cose, il suo fagottino di 3 mesi e tornò al paese natale. Dovette stringere i denti, ma la sua capacità in cucina ben presto la resero indispensabile in tutte le occasioni festose del paese: ovviamente era brava in tutte le preparazioni, ma i suoi dolci...
Ricordo i preparativi per la mia Prima Comunione: tutte le donne di casa si raccoglievano nel tinello (allora veniva chiamata la “cucina vicch”), si accendeva il forno a legna e si attendeva l’arrivo di Rusunell: i suoi modi decisi e sicuri, nel pesare a “occhio” gli ingredienti e nell’esigere collaborazione attenta, la maestria nel dare le forme ai biscotti così come l’arte nel decorarli la rendevano insostituibile.
Mia mamma, persona alquanto intelligente, si rendeva conto che tutti quei “saperi” ben presto sarebbero andati persi, così, con molta organizzazione riuscì a trascrivere quelle ricette tramandate solo oralmente, (omettendo a volte qualche piccolo ingrediente particolare che dava alla ricetta quel “quid” in più): gelosissima dei suoi segreti, erano quelli che davano da mangiare al suo piccolino, eclissava in modo giocoso ogni volta che le si chiedeva qualche consiglio...
Mamma con il suo piccolo taccuino annotava ciò che vedeva e poi la sera, quando tutti andavano via, verifica le quantità trascrivendo le unità di misura utilizzate: un pugno, una tazza, una tazzina, 1⁄2 cucchiaio, 3 cucchiaini e 3⁄4 ... un lavoro fin troppo certosino!!
Questo lavoro, continuato per anni e, quasi di nascosto dalla zia, hanno permesso di salvare queste antiche ricette, dove non si trova mai burro o margarina, e che io continuo a custodire gelosamente... Il lavoro ci porta lontano da quelle situazioni quasi ancestrali ma una volta all’anno, magari in occasione della Prima Comunione del nipotino, si attrezzano le nostre piccole cucine e ci si rituffa in quei profumi che sanno di za ‘Rusunell e di mamma!!