Carissimi, se tutta la questione della vita ha il suo punto fondamentale nell'amore a Cristo, allora è su questo che dobbiamo aiutarci.
Amore a Cristo: cosa garantisce che questa espressione nella mia vita quotidiana non resti un'espressione vuota, la copertura del niente? Cosa garantisce che Cristo, invece di essere una presenza da riconoscere, da amare e da seguire non resti un puro nome, un “fantasma”? La prima fondamentale condizione è stare nel Suo corpo, nella Chiesa, lì dove Lo abbiamo conosciuto. È la cosa più logica: stare lì dove Lui si è fatto conoscere! Ma come fare, cosa fare affinché lo stare nella Chiesa non sia una dipendenza passiva, un esser trascinati a peso morto, non sia l'appartenere ad un'organizzazione, o uno stare a guardare?
Cosa fare perché non sia come appartenere ad una qualsiasi associazione (es. bocce, ecc.)?
La Chiesa è molto spesso ridotta ad agenzia per le “onoranze funebri”.
Stare nella Chiesa da persone vive è starci per cercare e incontrare Cristo…per essere veri figli, perché questo è lo scopo per cui la Chiesa esiste! “Siamo, quindi, chiamati a vivere di misericordia, perché a noi, per primi, è stata usata misericordia. Il perdono delle offese diventa l’espressione più evidente dell’amore misericordioso e per noi cristiani è un comando che non possiamo escludere.
Come è difficile tante volte perdonare! Eppure, il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la serenità del cuore. Lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono condizioni necessarie per vivere felici. Ascoltiamo la parola di Gesù che ha posto la misericordia come un ideale di vita e come criterio di credibilità per la nostra fede: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia»” (Mt 5,7).
La misericordia è la parola-chiave per indicare l’agire di Dio verso di noi. Egli non si limita ad affermare il suo amore, ma lo rende visibile e toccabile. L’amore, non potrebbe mai essere una parola astratta. Per sua natura è vita concreta: intenzioni, atteggiamenti, comportamenti che si verificano nella vita quotidiana. La misericordia di Dio è la sua responsabilità per noi. Lui si sente responsabile, cioè desidera il nostro bene e vuole vederci felici, colmi di gioia e sereni. È sulla stessa lunghezza d’onda che si deve orientare l’amore misericordioso dei cristiani. Come ama il Padre così amano i figli. Come è misericordioso Lui, così siamo chiamati ad essere misericordiosi noi, gli uni verso gli altri.
Il primo segno fondamentale per vivere l’appartenenza viva alla Chiesa è l'impegno ad essere misericordiosi, a vivere i Sacramenti come luogo oggettivo dell'incontro con il Signore.
La credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole. La Chiesa «vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia».
È giunto di nuovo per la Chiesa il tempo di farsi carico dell’annuncio gioioso del perdono. È il tempo del ritorno all’essenziale per farci carico delle nostre debolezze, delle difficoltà. Il perdono è una forza che risuscita a vita nuova e infonde il coraggio per guardare al futuro con speranza.
A questo punto è necessaria un'osservazione che deriva dall'esperienza: i Sacramenti sono il grande strumento educativo per vivere concretamente l'appartenenza a Cristo, per ricordarci che Cristo non è un fantasma, e che pertanto non si tratta di un'appartenenza solo con la nostra mente, ma con il nostro cuore, per essere misericordiosi.
Conclusione: Alla fine di questi splendidi giorni di Pasqua, invochiamo il Consolatore, donato dal Padre, per affrontare la nostra quotidianità con la certezza della presenza del Signore, giorno dopo giorno, passo dopo passo. Amen!
Don Simone Calabria