La cronaca nazionale in questi giorni è segnata dai femminicidi di Sara Campanella e Ilaria Sula. Stanno scuotendo l’opinione pubblica la violenza maschile contro le donne e l’alto numero di donne assassinate. «Uccise per mano di uomini che non accettavano la loro libertà – denuncia il Coordinamento donne Fim Cisl Abruzzo-Molise – è un fenomeno sistemico: la violenza contro le donne è il prodotto di una cultura patriarcale che ancora oggi nega loro il diritto di autodeterminarsi».
«Condanniamo con forza questi femminicidi, ennesima espressione di un maschile che si trasforma in violenza quando una donna dice no – sottolinea il coordinamento sindacale – Sara e Ilaria volevano semplicemente costruire il loro futuro: sono state ammazzate perché qualcuno ha deciso che non potevano farlo, non si può più tollerare questa strage».
«La violenza sulle donne non è un’emergenza, è una realtà quotidiana, ogni segnale ignorato è una vita messa in pericolo - denuncia il Coordinamento donne Fim Cisl Abruzzo-Molise – ci stringiamo alle famiglie di Sara e Ilaria e a tutte le donne che ogni giorno vivono nella paura».
Alle istituzioni il Coordinamento lancia un appello a passare dalle parole ai fatti proponendo 5 misure immediate e concrete:
«-Prevenzione: introdurre nelle scuole percorsi di educazione al rispetto e all’affettività per combattere alla radice la cultura della sopraffazione
- Protezione: rafforzare gli strumenti di tutela per le vittime di violenza psicologica, garantendo risposte rapide ed efficaci prima che sia troppo tardi
-Giustizia: pene certe e senza sconti per chi commette violenza sulle donne con processi rapidi e supporto reale alle vittime
-Ascolto e supporto: investire nei centri antiviolenza e negli sportelli di assistenza per offrire alle donne strumenti concreti per uscire da situazioni di pericolo
Sostegno alle famiglie: troppo spesso i familiari delle vittime vengono lasciati soli, prima e dopo la tragedia. Servono reti di supporto psicologico, legale ed economici per aiutarli a reagire e a ricostruire le loro vite».