Un noto giornalista locale ha definito "pasticcio Vito Tomeo" il mancato affidamento del campo di Via Stingi ad una delle due società calcistiche che avevano partecipato alla relativa gara.
Noi nel precedente editoriale (con cui abbiamo dato notizia e commentato il mancato affidamento) ipotizzavamo che lo stallo potesse dipendere o da problemi tecnici o da problemi politici. Ossia che, aprendo le buste dell' appalto, ci si fosse fermati o perché in presenza di errori fatti dai funzionari comunali o per un' interferenza dei politici che non avrebbero voluto perdersi i voti della società che aveva perso l' appalto.
Ora sappiamo che il "pasticcio" non è dipeso dai politici, ma dai funzionari. Infatti, la responsabile unica del procedimento il 13 settembre '24 ha emesso la determinazione n° 224/1622, con cui ha revocato in autotutela la procedura perché (tra l'altro)
"la lettera d'invito/disciplinare di Gara non dettaglia in maniera esplicita la forma, gli elementi essenziali e le specifiche sugli elaborati da produrre per la presentazione dell'offerta tecnica"
e anche perché
"la giurisprudenza comunitaria e nazionale ha avuto modo di precisare che il criterio della territorialità è illegittimo ove posto come requisito di partecipazione..."
Chi ha stilato il disciplinare di Gara e chi ha inserito in gara l' illegittimo criterio di territorialità ? I funzionari. Quindi la causa del pasticcio è in capo a loro medesimi: i politici non c'entrano nulla, perché sono stati completamente "scagionati" da ogni e qualsiasi responsabilità per l'onesta autoaccusa dei dipendenti comunali.
Del resto si sa, tutti possono sbagliare. Mica solo i politici. Stavolta hanno sbagliato i dipendenti, come hanno onestamente riconosciuto.
Ma sarà veramente così? E se, invece, puta caso, ammesso e non concesso e per pura ipotesi, così non fosse, perché uno si prende la colpa di un altro, rischiando sulla propria pelle le indagini dei giornalisti, dei consiglieri di minoranza e della magistratura ? Boh...