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C'E' UN'ALTRA GISSI OLTRE IL CORSO

CHE IL FAI CI HA FATTO SCOPRIRE

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Passi la domenica delle Palme 2024 sul Corso di Gissi e vedi tanta gente in fila davanti al portone di casa Gaspari. Sembra di essere tornati agli anni in cui era ministro Remo, quando il sabato e la domenica alloggiava qui, ricevendo amici bisognosi di favori. La vita dell’uomo politico più importante dell’Abruzzo nel secolo scorso si svolgeva così: nei giorni feriali a Roma ed in giro per l’Italia; il sabato e la domenica a Gissi (tranne il mese di agosto, in cui si trasferiva all’Hotel Sabrina di Vasto, dove pure riceveva gli amici, ma sulla spiaggia). La presenza di Gaspari e le migliaia e migliaia di persone confluite nella sua casa in quegli anni ha reso molto nota questa bella cittadina del vastese interno. Io stesso sono stato più volte a Gissi dal leader democristiano (ed anche nella locale sezione del Pci che sta sempre sul Corso ad una ventina di metri da casa Gaspari, oltre che in Comune sito nella parte finale del Corso). Ma non ero mai entrato nel borgo medioevale non più fortificato che, comunque, conserva bellezze e testimonianze storiche secolari. L’ho fatto per la prima volta, ieri domenica della Palme 2024, seconda ed ultima giornata Fai per la provincia di Chieti che ha scelto proprio Gissi come località da visitare.

Questo è il motivo per il quale c’è stata tanta gente davanti a casa Gaspari (che è stata la meta più visitata tra le sette scelte dal Fai). Ma c’è stata gente ovunque, in fila e paziente attesa per vedere le altre sei mete pure scelte per queste due giornate. Personalmente, come detto, ho letteralmente scoperto il vecchio borgo, ne ho apprezzato sia la cura da parte del Comune che il lavoro fatto dai Lupi del Gesso che hanno pulito e recuperato vecchie cantine di gesso ora visitabili. Cantine nelle quali per secoli ha alloggiato il contado di questo feudo, il cui castrum si è perso e le cui mura di difesa sono state inglobate dalle abitazioni gentilizie o popolari che via via il benessere ha consentito di strutturare. Sono ancora visibili alcune “porte” verso i tenimenti che si chiudevano di notte a difesa dell’abitato; la Chiesa medioevale, rimaneggiata nel settecento; alcune chiese consacrate e sconsacrate appartenute a vecchi conventi francescani e benedettini. Ma, per dirla con Rino Formica, illustre un collega di Gaspari, anche qui “il convento era povero e i frati erano ricchi”, tanto è vero che tante terre sono finite, come spesso capitava, a sacerdoti e loro famiglie. Le quali si sono poi arricchite, costruendo case gentilizie all’esterno del borgo murato. La povera gente, malata dalla insana permanenza nelle cantine di gesso senza finestre e piene di fumo, appena è stato possibile è emigrata oltre oceano (come lo stesso padre del ministro gissano). Le loro rimesse avrebbero consentito alle rispettive  famiglie di costruire dignitose palazzine appena fuori dal borgo, proprio tra le case gentilizie di coloro che per secoli avevano sfruttato i propri avi. 

Il resto è storia recente che ben conosciamo e che è ancora vivida nell’immaginario collettivo, compresa la industrializzazione che altro benessere ha portato, urbanizzando le periferie oltre l’area medievale e postunitaria. Ma, come detto, Gissi non è solo quella del novecento e tardo novecento del corso ora dedicato proprio a Remo Gaspari. Gissi è anche gesso di cui sono fatte le cantine e con cui sono state costruite le vecchie abitazioni preindustraili. Gissi è anche medioevo, anzi soprattutto medioevo. E’ anche risorgimento con la rivolta proborbonica e la punizione di un liberale, perché quel periodo aveva prima illuso e poi deluso i poveri. Gissi è anche emancipazione novecentesca dei figli degli emigrati, i cui sacrifici all’estero hanno consentito di studiare ed affrancarsi dalla miseria secolare, anche culturale. Insomma Gissi è mille anni di storia che bene fanno all’unisono Comune, Associazioni locali e Fai a far conoscere insieme al locale Istituto scolastico che, rovesciando il paradigma gentiliano, per cui si studia solo la Storia con la s maiuscola ha mandato alcuni ragazzi di terza media a spiegarci la storia vissuta dal contado nelle cantine recuperate. 

Tra quelle cantine stava anche la taverna al passaggio della transumanza, abolita per effetto del decreto napoleonico durante la dominazione francese. Eh si, il fratello di Napoleone, Giuseppe Re d’Italia nel 1806, voleva abolire il feudalesimo col pomposo Art. 1 della legge di eversione. Ma non ci riuscì. La vera affrancazione dagli ingiusti rapporti feudali l’avrebbe fatto centocinquantanni dopo il ministro Fanfani per impulso delle lotte dei contadini poveri…quelli che non erano manco riusciti ad emigrare. Gissi, anche Gissi, ha saputo raccontare tutto questo, scrostando gli intonaci dalle pareti di cantine, case, palazzi e chiese fino a ieri sconosciute ai più…me compreso.

 

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