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"Grave la rissa accaduta all’interno dell’Istituto Superiore ‘Enrico Mattei’ di Vasto"

Lo dichiara l'assessore Anna Bosco

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“Quanto di grave è accaduto all’interno dell’Istituto di Istruzione Superiore ‘Enrico Mattei’ di Vasto, deve far riflettere tutta la comunità. Intanto faccio un plauso al personale scolastico per essere intervenuto con reattività e aver scongiurato che la rissa avesse conseguenze drammatiche. Le istituzioni possono assumere un ruolo proattivo nella gestione di questo tipo di situazioni. Occorrerà implementare misure di sicurezza più efficaci, ma soprattutto collaborare strettamente con le scuole per garantire un ambiente educativo sicuro. 

 Altre misure efficaci potrebbero essere migliorare gli spazi frequentati dai giovani. Dare loro gli strumenti per crescere con principi sani, per farli emancipare da quel vuoto interiore di valori che poi sfocia nella violenza. È necessario ampliare la presenza di educatori e operatori sociali nei territori. Incrementare gli spazi protetti dove gli adolescenti possono incontrarsi e stare insieme. Avvicinare la scuola alla vita reale che i giovani affrontano ogni giorno.

 Bisogna intervenire per recuperare tanti minori dall’abbandono scolastico perché, nonostante i miglioramenti su questo versante, negli ultimi anni, l’Italia resta in una posizione di retroguardia rispetto agli altri stati Europei. Occorre finanziare in via permanente la presenza di sportelli psicologici all’interno delle scuole. 

 E’ importante rafforzare i controlli per la tutela di tutte le componenti sane che abitano il plesso e svolgono l’attività didattica.  Facendo un’accurata analisi, negli ultimi anni c’è stato un effettivo incremento di episodi violenti. I minori continuano ad essere protagonisti e vittime di reati, che minacciano il loro sviluppo psico-fisico. Tali reati sono numerosi e certamente sottostimati, a causa della frequente omissione di denunce. I dati della Direzione Centrale della Polizia Criminale rivelano un incremento di oltre il 14% di minori denunciati o arrestati, rispetto al periodo pre-Covid. Il fenomeno esiste e naturalmente merita la dovuta attenzione. 

 Va altresì inquadrato nelle giuste dimensioni. Ossia in un disagio più vasto, su cui sicuramente hanno inciso le esperienze non facili vissute dai teenager e dalla società tutta, in concomitanza con la pandemia. La società si è assuefatta alla violenza. C’è violenza nella realtà internazionale. C’è violenza di genere, da parte di maschi di tutte l’età, che sentono minacciato il dominio patriarcale. C’è aggressività nella politica, nel tifo, nel dibattito social. Di qui la necessità far emergere quel “sommerso di violenze” che spesso si consumano nel silenzio. Solo in questo modo si può giungere alla denuncia, che costituisce il mezzo principale per smantellare questo universo celato.

 Inoltre l’umiliazione delle vittime, le immagini, le vanterie dei bulli, sono uno scenario relativamente nuovo, che ha acquisito straordinaria rilevanza negli ultimi anni. I lividi passano, ma i filmati restano. Per queste ragioni non possiamo derubricare il malessere dei giovani, a volte muto e a volte urlato, a un problema di ordine pubblico. Gli adulti sono chiamati ad agire e ad esserci. Ascoltare. Non creare allarme, ma mobilitarsi. Non preoccuparsi, ma occuparsi”.

 
 
 

 
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