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“Se finisci sotto processo neanche Remo Gaspari ti può salvare e gli avvocati te li devi pagare tu!”

L’amarcord farneticante di un (quasi) sessantenne

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Quando, negli anni settanta, non c’era ancora il piano regolatore e i sansalvesi (generalmente contadini resi benestanti dai lauti ed inaspettati proventi delle “pricoche”) volevano alzare un piano di casa o costruirsela ex novo, andavano dai sindaci (democristiani) dell’epoca. Costoro, forse presi dalla colpa di non essere ancora riusciti a dotare la città di uno strumento urbanistico, dicevano: “Vuoi fabbricare? Fallo. Io le guardie non te le mando. Ma se però i comunisti fanno la denuncia, allora ti dobbiamo bloccare per forza”. 

Questo per dire che (anche) all’epoca c’era chi forzava le regole e le procedure. Ma non totalmente. Infatti, la Dc, per quanto potentissima, si fermava di fronte alle denunce del Pci e del Psi. E si fermava non solo per il rispetto dell’Opposizione e della Legge, ma perché sapeva che se si finiva sotto processo, né Gaspari e né il Partito per quanto potente, poteva farci niente. Cosa che avrebbero provato sulla propria pelle i membri della Commissione edilizia (tutti) finiti sotto processo per le Nereidi ed anche i dipendenti comunali (quasi tutti) chiamati a testimoniare (e spiegare ai giudici) in udienza penale come funzionava finanche il Protocollo alla metà degli anni ’80 per un’indagine su una semplice assunzione temporanea.

La paura di finire sotto processo e di dover sostenere ingenti spese legali o di perdere addirittura il posto di lavoro indusse al tempo illustri “dirigenti” comunali (e allora non c’era la Bassanini) a dire dei no a padreterni politici del calibro di Lillino Artese ed Arnaldo Mariotti. Se non mi si crede, si può sempre domandare ad ex sindaci ed ex assessori, anziani ma viventi, o a ex dipendenti oramai in quiescenza da vari anni.

I tempi sono cambiati, taluni partiti sono scomparsi e non si racconta oggi di funzionari capaci, come una volta, di dire dei no ai politici. Eppure potrebbero farlo, anzi dovrebbero perché la Bassanini dà loro un potere enorme se ben usato e se soprattutto si è capaci di subordinare “qualche centinaio di euro per il servizio” alla Legge (intesa come raccolta di norme), perché la Legge (intesa come l’Ordinamento sanzionatorio e coercitivo) quando arriva (se arriva, ovviamente) ti fa scontare anche le cose fatte prima. Purtroppo, coi corsi e ricorsi, potrebbero arrivare anche per le nuove generazioni processi come quelli de Le Nereidi o dell’assunzione temporanea, che portarono alla custodia cautelare (allora si chiamava diversamente) di un mio grande amico politico, poi risultato innocente. 

Perché racconto questi fatti noti perlopiù solo agli over cinquanta e che, quindi, molto probabilmente capiranno in pochi? Mica mi diverte farneticare o fare poche visualizzazioni (che peraltro sono variabili e, a volte inspiegabili. Per esempio l’articolo dei lunghi coltelli l’hanno letto poche centinaia di persone, mentre quello del concerto rinviato migliaia e migliaia e mi sono beccato pure una segnalazione sul social).

Ho raccontato questi fatti (che forse a breve si comprenderanno meglio), perché noi attempati e noiosi sessantenni boomer abbiamo l’obbligo morale di spiegare ai più giovani che – come diceva il più illustre dei nostri concittadini, l’on. Vitale Artese – “se finisci sotto processo neanche Remo Gaspari ti può salvare e gli avvocati te li devi pagare tu!”. Anche adesso, che Gaspari non c’è più, è così; l’unica cosa che è giustamente cambiata dagli anni ’70 è che allora gli avvocati erano tutti di genere maschile.

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