Come spesso facciamo, allo scopo di tentare di capire la ratio dei provvedimenti politici ed amministrativi, attingiamo alla storia. E la storia ci dice che nella seconda repubblica Emanuela De Nicolis è il primo sindaco che conferisce deleghe ai consiglieri comunali. Non lo fecero prima di lei né Tiziana Magnacca (2012-2022), né Gabriele Marchese (2002 -2011) e né Arnaldo Mariotti (1993 -2002).
Per trovare traccia di deleghe bisogna risalire agli ultimissimi anni della prima repubblica. Il primo a conferirle fu il sindaco Renaldo Altieri (1982 – 1985), che addirittura incaricò tutti i consiglieri di maggioranza. Lo seguirono Arnaldo Mariotti (1986 -1987) che ne incaricò solo due; Carlo Cardarella (1987 -1988); Arnaldo Mariotti (1988 – 1990); Rinaldo Altieri (1990 – 1991); Alfredo Bucciantonio (1991 -1993).
Ho elencato queste sindacature non per fare sfoggio di memoria, ma per dimostrare che nell’ultima fase della prima repubblica (1982 – 1993) in undici anni abbiamo avuto quattro diversi sindaci e sei Amministrazioni comunali, le quali, dunque, hanno avuto al tempo una durata media di un anno e mezzo ed hanno avuto decine e decine di consiglieri incaricati con deleghe. Nella seconda repubblica, invece, in ventinove anni abbiamo avuto tre sindaci con sei Amministrazioni. Praticamente tutte sono durate per l’intero mandato, tranne la Giunta Marchese bis, che è caduta sul bilancio dieci mesi prima della scadenza. E tutte senza deleghe ai consiglieri.
I primi tre sindaci della seconda repubblica sono stati sindaci forti, perché fortemente legittimate dal popolo, con scarti nei risultati elettorali tutti superiori al 5%, anzi l’ultimo della Magnacca è stato di oltre venti punti. La De Nicolis, come è noto, ha vinto con uno scarto di 120 voti ed ha al suo interno dissidenze autorevoli ed esperte, che cominciano a palesarsi. Non che i predecessori non ne abbiano avuto. La stessa Magnacca ebbe come dissidente Filomena D’Addario e il consigliere regionale emerito Nicola Argirò; Mariotti ebbe contro Giovannino Artese e Osvaldo Menna (quest’ultimo quando fu nominato Sante Mincone vice sindaco esterno); Marchese la prima volta ebbe contro solo Angelo Di Pierro, ma la seconda ebbe così tanti dissidenti da essere sfiduciato sul bilancio. Per carità di Patria, non parliamo di cosa accadeva nella prima repubblica (soprattutto nella sua ultima fase): spiega tutto la breve durata delle Giunte.
Quindi la De Nicolis non è il primo sindaco, e non sarà l’ultimo, ad avere problemi politici interni; la storia, dimostra che quando i problemi politici si complicano, i sindaci cominciano a “coinvolgere” i consiglieri comunali. Altieri, che era stato eletto coi voti dell’Opposizione (allora non c’era l’elezione diretta), coinvolse tutti i membri di maggioranza, ma cadde lo stesso. E’ chiaro che un sindaco con le sue azioni, i problemi li può ridurre o complicare. Per esempio, la Magnacca avrebbe avuto molti più problemi se Rino Maiale non fosse andato al Civeta, continuando ad essere il collante della D’ Addario e di Fabio Raspa. Ma quella volta per fortuna Oreste Ciavatta, consigliere Civeta nominato da Marchese, accettò di dimettersi: ciò dimostra anche il ruolo della fortuna in queste vicende. Ma oltre la fortuna, ci vuole anche un po' di furbizia. Per esempio, cosa sarebbe successo se, sempre nel primo mandato di Magnacca, Fernando Artese avesse seguito Argirò? Artese continuò ad appoggiarla, perché lei lo seppe far convincere…
Per venire all’ oggi, Maria Travaglini avrebbe potuto creare qualche problema, del resto pochi ricordano che il marito nella sindacatura Bucciantonio ebbe il coraggio di lasciare la potentissima Dc per traferirsi con Pino Naccarella nel Ramoscello di Altieri. Quindi, da questo punto di vista, bene ha fatto la De Nicolis a delegarla alla cultura, settore in cui l’ex vice sindaco si impegna molto. Ma Roberto Rossi e Angelo Fabrizio non sembrano in grado di fare pazzie, per cui gli incarichi più che contentini, come la ricordata storia ci racconta, possono essere letti 1) come occasioni di collaborazione che la sindaca ha voluto offrire 2) come dimostrazioni di suo attivismo personale 3) come prevenzione a imminenti frane interne 4) come captatio benevolentia per dimostrare che lei ha più consiglieri del presidente (ma questo punto 4 onestamente è l’ipotesi più remota, perché se la De Nicolis volesse aprire una competizione, sia pure velata con la Magnacca, significherebbe “Muore Sansone con tutti i filistei”).
Restano in ogni caso aperti i nodi politici delle tre volpi. Del resto se l’ultima riunione di maggioranza (convocata in tutta fretta dopo il duro intervento di Giancarlo Lippis in aula ed in cui è stato annunciato il conferimento delle deleghe) non ha partorito il classico comunicato ipocrita/unitario vorrà dire qualcosa. I nodi politici, purtroppo per la De Nicolis, non si risolveranno con qualche deleguccia, ma con un ridisegno degli equilibri in Giunta e in Consiglio, soprattutto di Consiglio. Allora chiediamoci che farà Tiziana Magnacca se dovesse essere eletta alla Regione. Si dimetterà da presidente del Consiglio comunale? E permetterà che la presidenza vada a chi non l’avrà sostenuta alle elezioni regionali? O dovrà comunque cederla agli avversari interni per salvare la legislatura? E ancora: che farà se invece non dovesse essere eletta? Aspetterà che passino i trenta mesi dalle elezioni per sfiduciare lei stessa il sindaco, tornare al voto anticipato e ricandidarsi in prima persona?
Signor Sindaco, mi dispiace per Lei, ma credo proprio che i Suoi problemi di maggioranza non si risolveranno con qualche deleguccia e di fronte alla balcanizzazione che sta emergendo, Le voglio dire, senza mancare di rispetto né alla Sua persona e men che meno al Suo Ufficio: MA CHI CAVOLO GLIELO HA FATTO FARE?
Ps per chi mi preferisce “sociologo”, preciso che questo editoriale può essere considerato un breve saggio di sociologia narrativa.