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Alla Scuola urge ridare alta considerazione.

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Spesso mi diletto in vecchie letture. Ho riletto la satira 7 di Giovenale, poeta latino vissuto a cavallo del I e II secolo d.C. Mi sono soffermato sul passaggio in cui il poeta racconta che Achille, il grande eroe dell’Iliade,  alla scuola del centauro Chirone era obbediente e attento e non rideva affatto che Chirone avesse la coda. Achille imparava, con profitto, l’arte del cavalcare, la corsa, il pugilato e la lyra E ciò avveniva ai tempi di Omero, l’autore dell’Iliade. 

Il poeta Giovenale lamenta che ai suoi tempi i giovani davano percosse ai loro insegnanti, anche quelli famosi come un certo Rufo, paragonato a Cicerone, ma anche altri. Dal I secolo d. C.  ̶ ma non so se nel corso di duemila anni la storia si è ripetuta  ̶ saltiamo ai nostri giorni e registriamo molto spesso episodi di percosse o minacce da parte di genitori e alunni nei confronti dei docenti. Perché?

Quelli più o meno della mia generazione  ̶   ottanta anni a passa  ̶  ricordano, con soddisfazione e orgoglio che, quando i docenti punivano o con bacchettate nelle scuole elementari, o con note e anche sospensioni nelle scuole medie o superiori, non si raccontava nulla a casa perché c’era il timore, ma quasi sempre la certezza, che si avesse il resto, cioè percosse o punizioni con privazioni oltre le classiche paternali.

A parere di Giovenale, ma vale anche per gli anni ’50, ’60 e oltre, la figura paterna e il precettore avevano la medesima considerazione. Laddove non arrivava il genitore sarebbe dovuto arrivare il precettore, il docente, nel quale era riposta la massima fiducia. I genitori invitavano noi docenti a intervenire anche duramente sui loro figli non tanto se il profitto era negativo o insoddisfacente, ma soprattutto sul comportamento scorretto. Ci tenevano che “imparassero  l’educazione”. 

Se genitore e docente avevano la medesima considerazione significa che la scuola era tenuta in alta considerazione. Forse e senza forse la scuola era l’istituzione in vetta alla classifica. Oggi non è più così; la scuola è scaduta nella considerazione e di conseguenza genitore e docente non hanno più la medesima considerazione. Quanti raccontano di essere incappati nel corso della carriera scolastica in un brutto voto o in una punizione, hanno reagito, hanno colmato le lacune, sono cresciuti e diventati eccellenti professionisti. Si possono avere alti bassi, ma si cresce sempre. 

E oggi? Si ripetono casi che stanno destando preoccupazione: percosse e minacce perché il docente ha “osato” un rimprovero, imporre il divieto del cellulare disturbante, attribuire un voto negativo che, poi, non è detto che sia definitivo. Ce la farà il ministro a ridare autorevolezza alla scuola? Da solo non credo. Occorrono consapevolezza da parte dell’intera società e la massima collaborazione e fiducia da parte delle famiglie, i diretti fruitori del servizio scolastico. 

 

 

 

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