Il Civeta da quando è stato concepito (in piena era gaspariana negli anni '80) è stato il vero tavolo di confronto della classe dirigente del territorio:
Anni '80: governance gaspariana, che lo concepisce per sottrarre i sindaci dalle incriminazioni dei cosiddetti pretori d' assalto per le discariche comunali incontrollate;
Anni '90: governance condivisa di Arnaldo Mariotti (ex pci) e Peppino Tagliente (ex msi) che fanno sintesi su Panfilo Di Silvio, il quale avvia il Consorzio e recluta Luigi Sammartino, che si sarebbe rilevato il più appassionato (e quindi capace) dei tecnici della zona;
Anni 2000: governance litigiosa dei sindaci della mia generazione, con nomine politiche nei cda ed assunzioni clientelari, anche se va riconosciuto che quei sindaci alcuni meriti. a Gabriele Marchese la nomina di Oreste Ciavatta ("che capisce i bilanci !"); ad Angelo Pollutri l' ordinanza "salvaciveta"; a Luciano Lapenna l' aver convinto Tagliente a portare qui Daniela Stati, per farle erogare quel milione di euro, senza il quale Cerratina non avrebbe riaperto i cancelli ed avremmo avuto l' immondizia in mezzo alla strada come a Napoli;
Ultimo decennio: governance commissariale scaturita dai "suddetti macelli", in cui comunque il Civeta resta in piedi, anche se alcuni Comuni passano con la "concorrenza";
Ultimissimi mesi: governance post ideologica, che sventa il rischio concreto di una fusione per incorporazione, anzi di un vero e proprio esproprio se i soci (Comuni fondatori) del Civeta non avessero adempiuto agli obblighi della trasformazione giuridico-sociale imposti da una legge regionale del 2013. Scatta, così, l' azione di leadership politica di Manuele Marcovecchio, che è contemporaneamente legislatore regionale (che riesce a far cambiare tre volte la legge) ed amministratore locale di Cupello (che sente il Civeta anzitutto come patrimonio cupellese): Marcovecchio riesce a convincere Vasto (senza guardare al colore politico del sindaco) e la maggioranza dei Comuni fondatori a scongiurare l'esproprio, anche se gli si mettono di traverso: Casalbordino, Monteodorisio, Pollutri, Villalfonsina e San Salvo. Quest' ultima però, più tardi, cambia alleanza e passa con la maggioranza creata dallo stesso Marcovecchio.
(Ha ragione, in questo caso, Camillo D' Amico: resta da capire il cambio di fronte sansalvese. Ha saputo essere persuasivo il consigliere regionale? Alcuni magnacchiani e lo stesso sindaco Emanuela De Nicolis hanno capito che era meglio stare in maggioranza che in minoranza? Ha mollato il presidente Tiziana Magnacca, sul presupposto che fosse meglio mantenere gli amici sansalvesi che quelli del Sinello? Forse non lo sapremo mai).
È chiaro, tuttavia, che Manuele Marcovecchio esce vincitore da questa vicenda per vari motivi:
Cupello gestirà gli oltre 20 milioni di euro Pnrr per il Biodigestore; è riuscito a salvare il Civeta, che avrà da gestire anche altri circa 15 milioni per i progetti HUB e Green Communities;
l'alleanza che ha guidato in questo caso (a partire da Cupello, Vasto e Scerni) nominerà il direttore generale e il nuovo cda. Peraltro è significativo che alla mia domanda nell' ultima conferenza stampa sulla necessità di non ripetere le nomine politico-clientelari di vent' anni fa (che hanno portato al commissariamento consortile) abbia risposto Francesco Menna, l' unico sindaco di centrosinistra (che è anche presidente della Provincia), per dire che la ratio delle nomine future già si può comprendere da questo fronte: un fronte post ideologico, aggiungo io.
Conclusioni: se, come detto nell' incipit, "il Civeta è il vero tavolo di confronto della classe dirigente del territorio", non c' è dubbio che (per quanto appena ricostruito) questo odierno tavolo post ideologico rafforzi la ricandidatura di Marcovecchio alle prossime elezioni regionali, verso cui sono puntati gli occhi degli osservatori.