Ho saputo da Corrado Zara e Francesco Trolio della morte di Antonio Sammartino. Non è casuale che, a distanza di pochi minuti, sia stato informato della dipartita di uno dei cittadini più illustri di Montemitro dall' ex sindaco di San Felice e dal sindaco di Aquaviva Collecroce.
Non è un caso perché i tre paesi croato molisani sono un unicum e sostanzialmente una comunità unica, per la quale Antonio aveva molto lavorato. La sintesi sulle sue attività l' ha espressa proprio Il sindaco di Aquaviva, scrivendo: "È morto Antonio Sammartino, fratello di Sergio, sindaco di Montemitro. Persona legata alla storia, la lingua e le tradizioni delle nostre comunità croato - molisane".
A questa mirabile sintesi vorrei aggiungere che Antonio Sammartino è stato console onorario della Repubblica di Croazia, promotore della costituzione della Fondazione Piccoli da oltre due decenni, con cui ha pubblicato studi, libri e ricerche unanimamente apprezzati dalla comunità accademica e scientifica in Italia e oltremare; è stato nostro giudice e collaboratore al Prodotto topico. Ma soprattutto è stato un amico, che quando lo chiamavi ci stava.
Antonio ci stava sempre e non solo per amicizia, ma soprattutto perché gli piaceva stare con chi aveva la sua stessa passione: per i borghi, per le micro comunità, per la storia medievale, per le tradizioni antropologiche e gastronomiche.
Io lo chiamavo Console, non solo perché lo era stato per davvero, ma perché aveva innati i tratti del diplomatico: cercava sempre di aggiustare le cose, di parlare con tutti e comprendere le ragioni degli altri. Ricordo che a una proclamazione topica (che facemmo in un agriturismo del Molise) era venuto con suo padre. Passò Arnaldo Mariotti e vide noi tre (Antonio, il suo papà e me). Salutandolo Antonio gli disse: "Mo abbiamo un parente in comune...", volendo intendere che il parente in comune ero io. Praticamente l'ilare battuta era per dire che entrambi avevano un amico in comune. Usò il termine "parente", a significare che essere amici veri è come essere parenti.
Sammartino aveva "introiettato" (nel senso tecnico-psicologico del termine) il senso dell' appartenenza alla comunità quasi come "parentela", cioè come legame forte e solido, tutto il contrario dei legami deboli della società liquida di oggi. Per questo ha (ri)cercato e messo in relazione i dna dei croati che stanno in Croazia e quello dei croato molisani,quasi a voler misurare la resistenza e trasmissione dei legami di sangue nei secoli. Per lui appartenere ad una stessa storia e ad una stessa comunità era una cosa indissolubile.
Mi aveva promesso di portarmi a Ploce, ma la pandemia, prima, e la sua scomparsa, adesso, hanno impedito questo viaggi. Eppure io lo voglio fare comunque questo viaggio, con Francesco, Corrado Sergio e tanti altri che sono addolorati oggi. Lo faremo per onorare l' impegno di Antonio e i suoi legami con noi tutti. Addio Amico Mio