Dario Leone, esponente del Comitato Centrale del Partito Comunista e responsabile regionale dell’organizzazione è anche Sociologo ed ha all’attivo tre pubblicazioni scientifiche, un romanzo sperimentale di narrativa sociologica ed è membro dell’ANS (Associazione Nazionale Sociologi). Ragioniamo con lui sulla Sinistra, il territorio e la politica nel suo complesso.
La “Sinistra radicale” è da tempo assente nel territorio, ad eccezione del Partito Comunista che interviene su ogni aspetto della politica locale. Ma pare che la costruzione di questo soggetto vada sempre più delineandosi nello specifico…
Intanto voglio chiarire che l’assenza della “sinistra radicale” è dovuta ad una grande crisi dei partiti comunisti sorti dalle ceneri del muro di Berlino. Dopo le elezioni del 2008, la presenza dei comunisti in tutta Italia e non solo a Cupello, è sostanzialmente sparita. Il fallimento della Lista Arcobaleno ha portato per la prima volta dalla fine del Fascismo, i comunisti fuori dal parlamento; condizione che ne ha prodotto il sostanziale scioglimento. Da anni però, stiamo costruendo un soggetto nuovo che, memore dei gravi errori commessi negli anni Novanta e nel primo decennio del 2000, agisce in funzione di un solo obiettivo: costruire un nuovo ordine sociale nel quale la ridistribuzione della ricchezza e il potere politico sia affidato ai lavoratori e non subalterno agli appetiti di una parassitaria minoranza padronale che detiene il reddito di mezzo pianeta determinandone la miseria e la negazione dei diritti sociali che tracciano la linea di confine tra gli uomini e le bestie. Questo nuovo soggetto è nato con il nome “Comunisti-Sinistra popolare” divenendo poi il Partito Comunista di oggi che ha costruito il vertice, successivamente i Comitati regionali, poi quelli provinciali ed ora si cala nei territori locali. In Abruzzo nel 2017 eravamo presenti in due o tre località, oggi abbiamo iscritti ovunque. Merito di una linea politica che ha saputo interpretare i bisogni primari del popolo e della sapienza aggregativa del nostro Segretario Regionale, Antonio Felice. Per questo siamo pronti a rimetterci in cammino, forti di una struttura che ancora stiamo consolidando ma già ora presenta degli ottimi parametri salutari. Inaugureremo questo percorso con una grande iniziativa in autunno a Cupello (situazione Covid permettendo).
Quali sono i gravi errori compiuti dalla Sinistra radicale di cui parli?
Innanzitutto le politiche delle alleanze. Eravamo convinti di essere la “Sinistra del Centro Sinistra” e quindi di poter spostare l’asse delle scelte politiche verso le nostre ragioni, quelle dei lavoratori e della parte più debole della società. Al contrario si sono determinati dei rapporti di forza impari che hanno effettivamente reso noi comunisti, una sorta di “costola” dei partiti maggiori (subendone le scelte politiche) che di lì a pochi anni avrebbero dato vita a quell’abominio che si chiama Partito Democratico che oggi governa con i fascisti e regge un esecutivo guidato da uno spietato banchiere che in passato ha debellato la presenza dello Stato dai settori strategici della nostra economia affidandoli all’ingordigia dei privati che di certo non sono sensibili ad altri interessi che non siano i propri. Per questo noi non faremo mai più alleanze con chi non condivide la necessità dell’abbattimento del capitalismo il quale governa non solo i processi globali, ma anche quelli locali. Nessuna alleanza da Roma fino all’ultimo paesino d’Italia con il Centro Sinistra che è una faccia della stessa medaglia del Centro Destra.
Qual è il tuo giudizio sulla situazione politica a Cupello?
L’assenza dei comunisti in questi anni è pesata e non poco. Tuttavia la storia ci ha dato (ahimè) ragione. Sono stato l’unico (e sottolineo, l’unico) ad essersi opposto ai bilanci sperperanti e al cambio del vecchio CDA del CIVETA che ha di fatto aperto ad una stagione di declino etico e morale e ha poi col tempo prodotto prima il commissariamento e poi addirittura l’ingresso dei privati in quel settore delicato. Cupello vive sospesa tra una ben celata crisi ambientale e il costante dissesto finanziario prodotto prima dal Centro Sinistra ed oggi dal Centro Destra con un buco di due milioni e trecentomila euro con tanto di diffida del Prefetto oltre al rischio più che concreto del commissariamento. Il fallimento delle classi dirigenti di entrambe le coalizioni è un fatto difficilmente obiettabile. Così come sono difficilmente obiettabili le ragioni che coerentemente all’epoca abbiamo portato avanti fino a rotture nette che hanno determinato nei nostri confronti emarginazione, tentativi riuscitissimi di sabotaggio organizzativo, censure esemplari e calunnie spietate. Ma, parafrasando Fidel Castro, “la storia ci ha assolto”. Del resto dicevamo semplicemente che nel corso degli anni Cupello avrebbe respirato immondizia e vissuto uno spaventoso declino finanziario. Hanno bloccato i comunisti, ma non la storia che ci ha rimesso in piedi e ripartiamo esattamente dalle stesse e identiche proposte che formulammo all’epoca. Abbiamo una sola forza: la coerenza.
Le proposte di quindici o vent’anni fa pensi siano ancora attuali?
Oggi lo sono più di ieri. Riteniamo che Cupello possa ambire a costruire con soggetti appropriati un vero e proprio “Polo dei servizi sociali”, candidandosi a gestire la molteplicità dei disagi vecchi e nuovi che questa società malata produce sulla psiche degli individui. Questo produrrebbe un’occupazione ampia, dalle caratteristiche etiche avanzate e forti. Tuttavia sarebbe un’occupazione particolarmente qualificata e in gran parte sfuggente alle dinamiche clientelari. Per tale ragione questo progetto è stato accantonato, perché non utile ai Sindaci che dovevano “far carriera” utilizzando il lavoro e cioè lo strumento fondamentale per la vita delle persone, per esercitare il solito laido scambio con il voto. Cupello ha bisogno di Sindaci che non abbiano vezzi carrieristici; che si dedichino alla comunità nell’esclusivo interesse del popolo senza pontificare sulla pelle delle persone le proprie “scalate istituzionali”. Cupello non può continuare ad essere né un “regno” al pari dei piccoli paesi “zaristi” del Trigno (la cui complessità amministrativa, tra l’altro, è rilevantemente minore), né un ponte verso altri lidi. Io credo che i comunisti siano stati oggetto di macelleria politica (e lo sono tuttora) proprio perché hanno dimostrato in modo sfacciatamente evidente (soprattutto a Cupello), che delle poltrone, mi si perdoni l’espressione, non ce ne frega assolutamente nulla. E questo spaventa. Quello che ci importa è la costruzione di un tessuto sociale e culturale opposto a quello dominante nel quale il lavoro non debba essere inteso come un’arbitraria elargizione del potente di turno, ma come il diritto più importante al quale tutti debbono accedere, senza distinzioni di alcun tipo e soprattutto senza l’umiliazione della gratitudine e del cappello in mano verso chi questo diritto lo ha trasformato in un privilegio e/o in oggetto di baratto politico. Occorre un progetto per il territorio di cui è sprovvisto sia il Centro Destra che il Centro Sinistra ma che noi comunisti possediamo da tempo e che distinguerebbe la comunità dall’abissale anonimato e dall’invisibilità nella quale è stata relegata da questi gruppi dirigenti.