01.XI.2016 SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI/C
Da chi è composta questa “moltitudine immensa, che nessuno poteva contare”? (Ap 7,9). È la moltitudine dei Santi, che oggi celebriamo in un’unica festa. Quanti dei miliardi di uomini che stanno sulla terra si sforzano di vivere facendo il bene? I cristiani riescono a essere il lievito di bene tra l’enorme massa di umanità? Riu-sciamo a testimoniare la bellezza della fede e del Vangelo? Questo, hanno fatto i Santi. Gente come noi, che ha incontrato Gesù e fatto qualcosa di straordinario per Lui e per gli altri.
La santità è seguire il Vangelo. Seguirlo con la massima fedeltà possibile, anche e soprattutto con sacrificio. La santità è bruciare di passione per Dio e per gli uomini. I Santi hanno capito questa verità, e agito di conseguenza. Il santo ha la sensibilità di cogliere l’attimo; si butta, e si realizza anche a costo di sacrifici.
Vivere il Vangelo costa! Abbiamo ascoltato l’elenco delle Beatitudini! Un programma serio, impegnativo, radicale. Un programma che dà felicità. Un programma valido anche per noi. Purtroppo tante volte noi facciamo finta di niente. Ci contentiamo del basso profilo. Di una vita cristiana modesta, mediocre. Allora, la festa di tutti i Santi è la festa della speranza e del rimorso di tutti i non santi.
Sappiamo che se loro ci sono riusciti, anche noi possiamo vincere l’apatia e vivere la fede in grado eroico. Non possiamo, non dobbiamo sottrarci alla responsabilità di una vita cristiana forte e matura. Non pensiamo che si possa testimoniare il Vangelo con il minor sforzo possibile. La vita cristiana esige coraggio e coerenza.
“È certo che mai, in nessuna epoca, gli uomini sono stati così lontani da Dio, così sprezzanti della santità che egli esige; eppure, mai si è manifestata così chiaramente la necessità di essere santi. C’è una sola tristezza: quella di non essere santi” (Léon Bloy). La solennità di Tutti i Santi ci ricorda due verità: che tutti siamo chiamati a realizzare la santità, e che se siamo tristi e sfiduciati, è perché non siamo santi. Non viviamo, cioè, il Vangelo. Seguendo il Vangelo, molti uomini e donne si sono fidati e affidati alle mani di Dio, e questo ha reso la loro vita, un capolavoro di bellezza, nonostante le loro miserie e le difficoltà. E noi oggi li veneriamo.
Perché questo non può avvenire anche per noi? “Il mondo moderno vive troppo in fretta, non ha più tempo di sperare. Il mondo non ha più tempo di sperare, né di amare, né di sognare. Solo i poveri sperano per tutti noi, come solo i santi amano e sperano per tutti noi” (Bernanos). Perché non possiamo essere noi i santi di oggi, che aiutano questo povero mondo a continuare a sperare e ad amare? Sant’Agostino si chiedeva: “Se ci sono riusciti loro, perché non posso riuscirci anch’io?”. Si tratta di ritrovare lo spirito di semplicità e di purezza del Vangelo.
Si tratta di vivere in modo che la nostra vita non sia sterile. Si tratta di essere utili agli altri. Si tratta di lasciare una traccia di bontà dietro di noi. Guardate che è più facile essere santi che mediocri. “Non pensare a ciò che fai, ma a ciò che sei. Non credere che la santità si fondi sugli atti, si fonda sull’essere. Non sono infatti le opere che santificano, siamo noi che dobbiamo santificare le opere” (Meister Eckhart). Rivediamo la nostra vita. La santità, per un cristiano, non è facoltativa e non è troppo difficile.
Per chi vuole, la santità, quella ordinaria almeno, non è solo possibile, ma è facile. “Torno sempre al Vangelo, la mia vera patria spirituale: niente di ciò che Cristo dice meraviglia o delude” (Henry Bergson). L’impegno quotidiano del cristiano deve essere quello di tornare al Vangelo; di uniformare la vita a esso. È quello che hanno fatto i santi: non hanno vissuto in maniera eccezionale; non hanno fatto cose straordinarie. Hanno solo preso sul serio il Vangelo. Si sono sforzati, di praticare, a volte con tanta difficoltà, le Beatitudini proposte da Cristo.
E, così, ci fanno capire che l’impresa eccezionale è essere normali. Il segreto di un cristiano è proprio nel vivere il Vangelo. Gli uomini sono stanchi di parole; chiedono “fatti, non parole”. E, allora, rimettiamo al centro il Vangelo. Meditiamo il Vangelo. Viviamo il Vangelo. Lasciamoci coinvolgere dal Vangelo. Permettiamo alla nostra vita di essere messa in discussione dal Vangelo. Scopriamo o riscopriamo che a ogni pagina del Vangelo ci attende una sorpresa.
Così possiamo superare la tentazione dell’abitudine e della stanchezza. Scriveva il cardinale Montini: “Io penso che la religione oggi decada più per il senso di abitudine, di stanchezza, di consuetudine con cui si vive, che per l’assalto dei suoi nemici”. Davvero, noi cristiani, diamo spesso una caricatura del cristianesimo. E così facendo ci rendiamo complici della decadenza religiosa della società.
Domandiamoci: siamo entusiasti della nostra fede? Il Signore ci chiama a una forma di vita che tante volte ci può apparire paradossale; ci propone cose che sembrano impossibili. Ma lo fa perché non ci vuole mediocri. “Cristo vuole dei giganti al suo seguito! Il tempo in cui viviamo vuole degli eroi e dei santi” (Card. Montini). Allora non ci sembri esagerato l’invito a diventare santi. Lo esige la dignità della vita cristiana. Lo esige Cristo. Lo insegnano i santi. Lo richiedono gli altri.