Partecipa a IlTrigno.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

«L'integrazione c'è quando nessuno rinnega la propria cultura»

Stamattina il convegno di Matrix e Prefettura a Vasto

redazione
Condividi su:

VASTO - Perché integrazione significa conoscenza? A questa domanda stamattina hanno cercato di rispondere i partecipanti all'omonimo convegno all'Hotel Palace di Vasto Marina, organizzato dal consorzio di cooperative Matrix e dalla Prefettura di Chieti: Simone Caner (presidente Matrix), Luciano Conti (viceprefetto di Chieti), don Gianfranco Travaglini (direttore Caritas diocesana), Marco Marra (assessore di Vasto), Letizia Daniele (dirigente scolastica dell'I.I.S. 'Pantini-Pudente' di Vasto). Presenti per la loro testimonianza anche i sindaci che hanno sul proprio territorio un centro d'accoglienza: Gianfranco D'Isabella (sindaco di Carunchio), Giuseppe Masciulli (sindaco di Palmoli), Carlo Moro (sindaco di Lentella) e Luciano Piluso (sindaco di Schiavi D'Abruzzo).

Il convegno, al quale hanno partecipato alcune scolaresche dei licei di Vasto, è stato aperto da un servizio video realizzato a Palmoli nel quale sono state raccolte le principali paure dei cittadini: presenza di malattie, delinquenza, lavoro rubato ai locali.

«Bisogna sapere - ha detto Caner - che gli immigrati che ospitiamo sono tutti richiedenti asilo politico. Questo significa che chiedono protezione internazionale da situazioni molto difficili. Per quanto riguarda il lavoro, è documentato l'opposto dei timori che circolano: gli immigrati fanno sempre più spesso lavori che gli italiani non vogliono fare. Sul fronte del lavoro leggevo proprio in questi giorni alcuni dati incoraggianti: è in crescita il numero degli immigrati che aprono imprese in Italia e assumono italiani».

Poi sulla delinquenza: «Non bisogna confondere delinquenza e immigrazione. Sui media vanno solo alcune notizie. Sicuramente fa più notizia l'accoltellamento da parte di un immigrato, invece del fatto che gli immigrati dei nostri centri d'accoglienza coltivano l'orto insieme ai residenti del posto».

Anche alcuni ospiti dei centri d'accoglienza hanno preso la parola: «Bisogna continuare a parlare di integrazione, il mondo è multietnico. Insieme a Matrix e Prefettura vogliamo organizzare lavori socialmente utili. Non bisogna allontanare gli immigrati, affinché anche loro ricambino la vostra gratitudine»

L'AGGETTIVO 'MIO' - Parole importanti quelle che don Gianfranco Travaglini ha speso sull'integrazione. «"La mia patria, la mia terra, la mia casa", ma che merito ho io per essere nato a Vasto e non in un Paese che mi avrebbe costretto a fuggire altrove per cercare qualcosa da mangiare?Che merito ho per usare l'aggettivo possessivo "mio"? L'integrazione c'è quando nessuno, né chi ospita, né chi è ospitato, rinnega la propria cultura. Qui abbiamo l'esempio della prof.ssa Daniele, di Montemitro. Ha origini croate e oggi sa parlare il croato. Dopo 500 anni quel popolo insediatosi in Molise non ha perso la propria identità».
Poi l'affondo: «I veri musulmani ci dicono che il crocefisso deve stare nelle nostre scuole, che i presepi devono continuare a essere preparati nelle nostre classi. Oggi credo sia arrivato il momento di ricordare quando inizia e quando termina il ramadam e - rivolto agli studenti in sala - condividere questo momento con i nostri compagni di classe di un'altra cultura».

Condividi su:

Seguici su Facebook